"la passeggiata delle Cattive " ho dato questo nome al presente Blog che fin da piccolo rimasi affascinato da questo termine/sequenza, per una certa magia che il contesto mi suggeriva, giustappunto le Murasulle quali era come adagiato il viottolo locus della passeggiata, lo specchio di mare azzurro davanti con sulla sinistra a mo' di quinta di sfondo,
il fantastico skyline di Monte Pellegrino e poi quel termine “cattive” che mi richiamava uno scenario ricorrente della mia strada di nascita a Roma , Via Nicolo’ V , strada anche essa a ridosso di Mura, quelle Vaticane e dominata dall’imponente mole del Cupolone di San Pietro che caratterizzava le giornate fin dal primo risveglio quando aprivo le vecchie persiane. La cattiva di via Nicolo’ V era una barbona, piccola, bruttissima, sudicia non a caso soprannominata Maria Zozzetta, con il classico ghigno delle persone incattivite dalla vita, che di tanto in tanto quasi grugnendo attraversava veloce la via Nicolo' V scendendo da Primavalle, cui nessuno di noi ragazzetti ardiva avvicinarsi dato l’aspetto terrificante ma che una volta un mio sprovveduto amico la apostrofo' appunto chiamandola Maria Zozzetta provocando una sua terrificante reazione e prendendosi la serie piu' sboccacciata di insulti che mai le nostre giovani orecchie avevano udito. F u mio zio Bino nel 1955 a spiegarmi il significato del termine, perche' io mentre degustavo l’inusitato sapore dello spongato di gelsi e cannella della gelateria Ilardo proprio a ridosso delle scalette che davano a questa famosa “passeggiata delle cattive” , me ne uscii con la convinzione che li' vi passavano tutte le donne piu' malvagie della citta' , eh si come quella Maria Zozzetta , ma anche come qualche strega delle prime favole che andavo leggendo; ebbene quel pomeriggio di agosto a Palermo, col profumo misto di mare e di zagara e in bocca il sapore di un gelato che mai prima avevo gustato, ebbi la mia prima lezioncina di latino giustappunto da mio zio Bino avvocato, anzi a detta di popolo il piu' quotato avvocato penalista di Palermo, assieme a Rocco Gullo, che mi fece osservare che captivus, e al femminile captiva, significava in latino prigioniero/a . , quindi la passeggiata delle prigioniere - si ma prigioniere di cosa se camminavano per tutto quel corso della Mura che non era per niente breve o angusto? " chiesi prontamente, dato che anche a sette anni io non ero certo un ragazzino che si teneva qualcosa, ma anzi ero famoso per la mia chiacchiera ed anche per una sfrenata fantasia che faceva si che mi inventassi storie delle piu’ assurde e fossi solito radunare crocchi di persone che si beavano di sentirsi raccontare. “ prigioniere del loro dolore" ribadi' mio zio " il termine infatti , mi spiego’ , si riferiva alle vedove che non potevano passeggiare per il corso lungo il mare, stante la loro perdita, ma giustappunto in un percorso appartato, cui si accedeva per delle scalette e in tal senso potevano essere intese come prigioniere, prigioniere di un sentimento, il dolore della vedovanza che richiedeva isolamento e riservatezza , quale appunto quel viottolo assicurava. Passando gli anni e andando a precisare determinati spuntirisalenti all'infanzia non poteva mancare questo della "passeggiata delle Cattive" che era stata come ho fatto cenno la mia prima lezione di latino ed ecco allora che i "sentito dire" assumono corpo e tanti misteri si disvelano , così anche per le "Cattive" era arrivato il momento di fare i conti con la storia e non solo con il latino: a origine del nome come al solito un fatto tragico il terremoto del marzo 1823 in Palermo che colpi' sopratutto la parte a mare di Palermo quella indicata col termine di Cassaro Morto: riporta una cronaca del tempo: «Addi' 5 marzo 1823, Giorno funestissimo per il Terremuoto che durò 22 minuti secondi, oscillando e saltando: non si può colla penna spiegare il terrore da per tutto, e la strage insieme, a vedere i palazzi e strade ad unirsi e ritornare ai loro posti per ben diverse volte in un atomo, osservando da diverse parti cader delle fabbriche e particolarmente nel quartiero della Kalsa» Fu subito dopo questa calamita' che colpì la città di Palermo, che si distinse l'animo e l'operosità dell'allora Luogotente di Sicilia Antonio Lucchesi Palli, principe di Campofranco.Si legge infatti nel suo Elogio storico: «Or tralasciando l'operosità del nostro Campofranco in tale luttuoso frangente, sino a correre a piedi per la desolata città onde rincorare i fuggenti, dare soccorsi ai morenti, frenare i malvagi che nel torbido cercavan pescare, ed a restituire la quiete, passiamo a far conoscere, come egli trasse utile da questa disgrazia per secondare il genio che avea di abbellire la città». Tra le varie accortezze che il principe di Campofranco ebbe per la nostra martoriata città, pensò di creare un luogo ameno per diletto del popolo, dove poter rasserenare lo spirito gravato dai pesi che solo la vita sa dare, e da qui nacque l'idea al benemerito cittadino di ridurre ad amenissima passeggiata quella via di ortiche e terra irregolarmente ammonticchiata ripiena e ciò col doppio scopo di rendere dilettevole quel luogo pria negletta, e di apprestare lavoro a tanti operai, che per mancanza di fatica marcivano nell'indigenza» cosi' si ebbe un vero e proprio piano di riqualificazione dove si realizzo' appunto quel percorso rialzato a ridosso del Palazzo Butera che doveva divenire la famosa passeggiata . Alla fine della pubblica opera si doveva apporre una targa recitante il distico latino del poeta Francesco Nascé: Moenia funesto quondam devota dolori/Aspectu Antoni nunc ilarata vides. Secondo una traduzione non letterale il distico assumerebbe tale significato: Le mura che un tempo causarono dolorifatali, ora sono rinnovate da Antonio principe di Campofranco. La targa non fu mai apposta, ma la passeggiata alla quale si fa riferimento è la nota Passeggiata delle "cattive" che tuttavia inizialmente non venne realizzata esclusivamente per esse, né tanto meno venne chiamata in questo modo, ma semplicemente “Pubblico parterre”. Molto probabilmente Il luogo cittadino in cui le "cattive", cioè le vedove, si radunavano, dovette esistere già prima della costruzione della nota passeggiata ed era certamente situato tra le mura bastionate della marina e la cortina edilizia di sontuosi palazzi nobiliari tra i quali, ricorda Rosario La Duca, Palazzo Butera, Palazzetto Piraino, l'Hotel Trinacria, Palazzo Aceto Lampedusa ed altri, con le vittime del terremoto del 1823 e quindi un cospicuo aumento di vedove, il viottolo probabilmente anche per la sua orografia di distacco dal piano stradale del Lungomare ando' concentrando il suo caarattere di riservatezza e nel giro di qualche decennio assunse la connotazione attuale . Anni dopo avrei scelto questo nome per uno dei miei blog, magari immaginando la serie di argomenti, di storie e di vicissitudini, che le prigioniere, le captivae , si dicevano l’un l’altra nel loro riservato passeggio
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