Abbiamo visto che protagonista della prima legge
biologica di Hamer è lo schok improvviso e drammatico considerato
eziologico delle più gravi malattie! Ebbene anche a motivo della scoperta
freudiana dell’inconscio c’è la questione di un trauma, magari non di carattere
così dirompente, in quanto eziologico di disturbi più che altro della
personalità: la famosa “isteria” che il grande neurologo Jean Martin Charcot
nelle sue lezioni alla Salpetriere, lezioni cui Freud nel suo apprendistato
seguì, adduceva alla sessualità “ c’est toujours la choise genitale, toujours!
” Il sesso come trauma e come causa di numerose affezioni, beh! stante la
repressione e conseguente “pruderie” della sessualità nel periodo di fine
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Charcot - Lezione alla Salpetrie' |
ottocento, la cosa non era poi così fuori luogo e difatti nelle sue prime
formulazioni di scoperta dell’inconscio anche Freud vi fa notevole riferimento:
i suoi mancati, i suoi lapsus, le fantasie e anche i sogni sono infarciti di
problematiche sessuali, tanto che non manco’ chi lo definì un “pantasesso” e
molto si ironizzò in tal senso; ancor oggi, c’è da rilevare come tale
diceria non è del tutta sopita, e per molti che si sono fermati alla sua
prima formulazione di topica dell’inconscio, quella del principio che l’uomo
ricerca il piacere e rifugge il dispiacere, è un tutt’uno attribuirla
soprattutto al piacere della sessualità e al dispiacere della sua
inibizione. Ci volle l’analisi di un diverso trauma, quello emerso con
particolare drammaticità e frequenza con la guerra mondiale del ‘14-18, per
cui
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Guerra 14-18 - Shock da granata |
anche Freud adotto’ il termine di “shock” come si diceva allora
“shock di granata” per avviare una profonda revisione di tutta la sua
precedente teoria, detta della “libido”; il saggio che inaugurò questo
capovolgimento ha un titolo che è tutto un programma “Al di là del principio
del piacere”, quivi non si parla tanto più di shock o traumi, quanto di
“pulsioni” un termine assai caro a Freud che già vi aveva dedicato profondi
studi,

però a seguito proprio dei reiterati “shock di granata”della guerra di
cui lui medico aveva avuto modo di valutarne la diffusione e l’entità e su
impulso di un episodio piuttosto banale di un nipote di pochi anni che traeva
gran dispiacere e un successivo grande diletto a occultare oltre un divano e
poi a farlo riapparire un rocchetto di lana, tirandolo per il filo, ecco che
doveva pervenire a quel capovolgimento epocale di tutta la sua teoria fondata
sul piacere, e inaugurarne un’altra, laddove il piacere identificato nell’Eros
era subordinato ad una pulsione molto più arcaica, di cessazione di ogni
conflitto, di una sorta di “Nirvana” ed anche di stretta osservanza al 2°
principio della termodinamica (in un sistema chiuso, tutte le forze tendono
allo stato di quiete), cui Freud doveva dare la denominazione di Thanatos, ovvero
di “pulsione di morte”. Non stiamo qui a elencare tutte le polemiche, le
adesioni e soprattutto le opposizioni, che tale scoperta di una pulsione di
morte come finalità desiderante della naturalità biologica e quindi anche
umana, abbia provocato nel mondo scientifico e culturale (molto meno a livello
di opinione pubblica, che come è stato precedentemente osservato non si è molto
interessata a questa evoluzione del pensiero di Freud, preferendo mantenerlo,
ancora oggi come epigono e anche “campione” di modalità correlate al piacere
(libido) e di una panta-sessualità).
La cosidetta “seconda topica” con la quale Freud
contrassegnò la sua nuova concezione della psiche ribaltando tutta la sua
precedente impostazione, è rimasta un pò qualcosa per “addetti ai lavori”,
vediamo di scoprire quanto questo ribaltamento della teoria freudiana possa
essere rilevante, esaminandola alla luce della 1^ legge biologica di Hamer, che
pone il trauma, lo shock improvviso all’origine e unica causa di
affezioni debilitanti e anche mortali, la oramai ben nota DHS. Il ragionamento di Freud, invero non fa una grinza:
l’apparire della vita ha rappresentato un turbamento nella quiete del pianeta e
questi, il pianeta inteso come entità dotato di una sua misteriosa e mai
precisata coscienza, in virtù di un ulteriore principio scoperto da Freud
: la coazione a ripetere, non fa altro che voler ripristinare lo stato
antecedente a tale turbamento : tornare allo stato di quiete, ovvero a quello
che c’era prima della vita, l’inanimato, ovvero la morte che ha il suo
enunciato nel 2° principio della termodinamica: la morte termica, ovvero
l’azzeramento di tutte le forze. Dice Freud stesso:
«Ammesso che una volta, in tempi immemorabili e in modo che non si può
rappresentare, la vita abbia avuto origine da materia inanimata, allora stando
al nostro presupposto, deve essere sorta una pulsione che vuole abolire la
vita, ripristinare lo stato inorganico. Se in questa pulsione ravvisiamo
l'autodistruttività della nostra ipotesi, dobbiamo concepire questa
distruttività come espressione di una pulsione di morte che non può mancare in
alcun processo vitale. Dall’azione congiunta e opposta di entrambi l’impulso di
vita e quello di morte scaturiscono i fenomeni della vita, ai quali mette fine
la morte» In sintonia con tali assunti anche Hamer fa riferimento ad un medesimo
principio, solo che lo fa in termini meno generalizzanti e con peculiarità
assai cangianti, contemplando sì la morte come possibilità, ma solo
passando attraverso una serie di reazioni biologiche, con però evidenti, più o
meno drammatici segnali corporei. Questi
segnali, che possono anche preludere alla morte sono nient’altro che le malattie,
intese come reazione della nostra unità psico/biologica ad un trauma e al
relativo conflitto, reazioni più che provviste di senso, che metteno in gioco
il famoso assioma della filogenesi ricapitolata dall’ontogenesi, ovvero tutta
la vicenda della vita, in pratica dalla cellula monocellulare alla complessità
organica riassunta e rimessa in gioco dai cosiddetti “foglietti
embrionali “ che altro non sono che le formazioni evolutive del nostro
cervello, dal tronco encefalico, al cervelletto, al midollo spinale,alla
corteccia cerebrale, corrispondenti appunto ai foglietti embrionali
dell’endoderma, del mesoderma antico e recente e dell’ectoderma : sono loro
appunto i registi, “les metteurs en scene” di ogni affezione, di ogni
malattia appunto, che pertanto assumono la valenza di reazioni biologiche più
che sensate alle conflittualità dell’esistenza, poste da un ambiente estraneo,
ostile che non ci conosce se non nella modalità di elementi turbativi per i
quali vige la coazione a ripetere, del ritorno ad uno stato precedente al
turbamento dell’apparire della vita, ritorno all’inanimato, al nulla e quindi
alla morte. E’ piuttosto evidente come sussista un certo distinguo
tra il carattere universale, cosmico della pulsione di morte in Freud, fondata
su di un unico grande trauma e quello invece particolareggiato e calato
nell’accezione della vita organica di Hamer; difatti lo stesso Hamer
affrontando il tema del rapporto con la psicologia, la psicoanalisi, la
psicosmatica, aveva tagliato corto “Freud ha sviluppato un sistema teorico
globale...” aveva detto nel suo libro Il capovolgimento diagnostico
“...centrato sulle cause e metodi di rimozione dei disturbi psichici … laddove
la psiche appare come qualcosa di separato dal corpo (non è del tutto esatto
perchè sia Freud che tutti i suoi continuatori, hanno sempre data forte
rilevanza ai cosidetti sintomi di conversione corporea, magari facendo
confluire nel paradigma il più pronunciato pragmatismo americano che ebbe un
vero e proprio pioniere nella figura di Harry Stuck Sullivan e della sua teoria
interpersonale della psichiatria, fino ad arrivare alla celeberrima Scuola di Palo
Alto con studiosi del calibro di Grigory Bateson, Jackson, Weakland, Haley,
Watzlavitch,che idearono una “pragmatica della comunicazione” fondata su una
precisa metodologia terapeutica che faceva leva sullo
straordinario esempio di un terapeuta, fuori da qualsiasi scuola, ma che era
capace di curare chicchessia, proprio in virtù di una sua particolarissima
sensibilità e una perizia metodologica impressionante : Milton Erickson!
Non a torto considerato come il migliore e più efficace terapeuta del
mondo e di ogni tempo, checchè ne dica Hamer, Milton Erickson era capace
di far dissolvere come nebbia al sole e nello spazio/tempo di pochi minuti
una fobia, una nevrosi, financo, con un tantino di tempo in più, una
psicosi, tant’è che oltre la Scuola di Palo Alto, due studiosi Richard Bandler
e John Grinder, intorno alla seconda metà degli anni settanta, sistemizzarono
la prassi di intervento Ericksoniana, fino a pervenire all’ideazione di una
nuova scienza terapeutica: la Programmazione Neuro Linguistica (PNL), che
utilizzava appunto quello che fu denominato “Milton Model”. Tutto questo e anche altro, magari di impianto più
teorico e più riconducibile all’alveo psicoanalitico, ha contrassegnato
l’ulteriore evoluzione della scoperta freudiana: l’inconscio come “luogo
dell’Altro” del francese Jacques Lacan, che ribadiva la continua necessità di
“leggere e rileggere Freud” e un inconscio come insiemi infiniti del cileno
Ignacio Mattè Blanco, che individuava una perfetta simmetria nel funzionamento
dei meccanismi inconsci, andando a frantumare i fondamenti della Logica
aristotelica (identità, non contraddizione, terzo escluso) fino a pervenire ad
una “bi-logica” dove tutte le tradizionali classi di appartenenza della psiche
umana venivano, nel linguaggio dell’inconscio, ribaltate.