venerdì 29 novembre 2024

FREUD E HAMER PERCORSI DA INTEGRARE

 

Abbiamo visto che protagonista della prima legge biologica di Hamer è lo schok improvviso e drammatico considerato eziologico delle più gravi malattie! Ebbene anche a motivo della scoperta freudiana dell’inconscio c’è la questione di un trauma, magari non di carattere così dirompente, in quanto eziologico di disturbi  più che altro della personalità: la famosa “isteria” che il grande neurologo Jean Martin Charcot nelle sue lezioni alla Salpetriere, lezioni cui Freud nel suo apprendistato seguì, adduceva alla sessualità “ c’est toujours la choise genitale, toujours! ” Il sesso come trauma e come causa di numerose affezioni, beh! stante la repressione e conseguente “pruderie” della sessualità nel periodo di fine
Charcot  - Lezione alla Salpetrie'

ottocento, la cosa non era poi così fuori luogo e difatti nelle sue prime formulazioni di scoperta dell’inconscio anche Freud vi fa notevole riferimento: i suoi mancati, i suoi lapsus, le fantasie e anche i sogni sono infarciti di problematiche sessuali, tanto che non manco’ chi lo definì un “pantasesso” e molto si ironizzò in tal senso;  ancor oggi, c’è da rilevare come tale diceria  non è del tutta sopita, e per molti che si sono fermati alla sua prima formulazione di topica dell’inconscio, quella del principio che l’uomo ricerca il piacere e rifugge il dispiacere, è un tutt’uno attribuirla soprattutto  al piacere della sessualità e al dispiacere della sua inibizione. Ci volle l’analisi di un diverso trauma, quello emerso con particolare drammaticità e frequenza con la guerra mondiale del ‘14-18, per cui 
Guerra 14-18 - Shock da granata 
anche Freud adotto’ il termine di “shock” come si diceva allora “shock di granata”  per avviare una profonda revisione di tutta la sua precedente teoria, detta della “libido”;  il saggio che inaugurò questo capovolgimento ha un titolo che è tutto un programma “Al di là del principio del piacere”, quivi non si parla tanto più di shock o traumi, quanto di “pulsioni” un termine assai caro a Freud che già vi aveva dedicato profondi studi,
però a seguito proprio dei reiterati “shock di granata”della guerra di cui lui medico aveva avuto modo di valutarne la diffusione e l’entità e su impulso di un episodio piuttosto banale di un nipote di pochi anni che traeva gran dispiacere e un successivo grande diletto a occultare oltre un divano e poi a farlo riapparire un rocchetto di lana, tirandolo per il filo, ecco che doveva pervenire a quel capovolgimento epocale di tutta la sua teoria fondata sul piacere, e inaugurarne un’altra, laddove il piacere identificato nell’Eros era subordinato ad una pulsione molto più arcaica, di cessazione di ogni conflitto, di una sorta di “Nirvana” ed anche di stretta osservanza al 2° principio della termodinamica (in un sistema chiuso, tutte le forze tendono allo stato di quiete), cui Freud doveva dare la denominazione di Thanatos, ovvero di “pulsione di morte”. Non stiamo qui a elencare tutte le polemiche, le adesioni e soprattutto le opposizioni, che tale scoperta di una pulsione di morte come finalità desiderante della naturalità biologica e quindi anche umana, abbia provocato nel mondo scientifico e culturale (molto meno a livello di opinione pubblica, che come è stato precedentemente osservato non si è molto interessata a questa evoluzione del pensiero di Freud, preferendo mantenerlo, ancora oggi come epigono e anche “campione” di modalità correlate al piacere (libido) e di una panta-sessualità).  La cosidetta “seconda topica” con la quale Freud contrassegnò la sua nuova concezione della psiche ribaltando  tutta la sua precedente impostazione, è rimasta un pò qualcosa per “addetti ai lavori”, vediamo di scoprire quanto questo ribaltamento della teoria freudiana possa essere rilevante, esaminandola alla luce della 1^ legge biologica di Hamer, che pone il trauma, lo shock improvviso all’origine e unica causa  di affezioni debilitanti e anche mortali, la oramai ben nota DHS.  Il ragionamento di Freud, invero non fa una grinza: l’apparire della vita ha rappresentato un turbamento nella quiete del pianeta e questi, il pianeta inteso come entità dotato di una sua misteriosa e mai precisata  coscienza, in virtù di un ulteriore principio scoperto da Freud : la coazione a ripetere,  non fa altro che voler ripristinare lo stato antecedente a tale turbamento : tornare allo stato di quiete, ovvero a quello che c’era prima della vita, l’inanimato, ovvero la morte che
ha il suo enunciato nel 2° principio della termodinamica: la morte termica, ovvero l’azzeramento di tutte le forze.
Dice Freud stesso: «Ammesso che una volta, in tempi immemorabili e in modo che non si può rappresentare, la vita abbia avuto origine da materia inanimata, allora stando al nostro presupposto, deve essere sorta una pulsione che vuole abolire la vita, ripristinare lo stato inorganico. Se in questa pulsione ravvisiamo l'autodistruttività della nostra ipotesi, dobbiamo concepire questa distruttività come espressione di una pulsione di morte che non può mancare in alcun processo vitale. Dall’azione congiunta e opposta di entrambi l’impulso di vita e quello di morte scaturiscono i fenomeni della vita, ai quali mette fine la morte»  In sintonia con tali assunti  anche Hamer fa riferimento ad un medesimo principio, solo che lo fa in termini meno generalizzanti e con peculiarità assai cangianti, contemplando sì la morte come possibilità, ma solo passando attraverso una serie di reazioni biologiche, con però evidenti, più o meno drammatici segnali corporei. Questi segnali, che possono anche
preludere alla morte sono nient’altro che le malattie, intese come reazione della nostra unità psico/biologica ad un trauma e al relativo conflitto, reazioni più che provviste di senso, che metteno in gioco il famoso assioma della filogenesi ricapitolata dall’ontogenesi, ovvero tutta la vicenda della vita, in pratica dalla cellula monocellulare alla complessità organica  riassunta e rimessa in gioco dai cosiddetti “foglietti embrionali “ che altro non sono che  le formazioni evolutive del nostro cervello, dal tronco encefalico, al cervelletto, al midollo spinale,alla corteccia cerebrale, corrispondenti appunto ai foglietti embrionali dell’endoderma, del mesoderma antico e recente e dell’ectoderma : sono loro appunto i registi, “les metteurs en scene”  di ogni affezione, di ogni malattia appunto, che pertanto assumono la valenza di reazioni biologiche più che sensate  alle conflittualità dell’esistenza, poste da un ambiente estraneo, ostile che non ci conosce se non nella modalità di elementi turbativi per i quali vige la coazione a
ripetere,  del ritorno ad uno stato precedente al turbamento dell’apparire della vita, ritorno all’inanimato, al nulla e quindi alla morte.  
E’ piuttosto evidente come sussista un certo distinguo tra il carattere universale, cosmico della pulsione di morte in Freud, fondata su di un unico grande trauma e quello invece particolareggiato e calato nell’accezione della vita organica di Hamer; difatti lo stesso Hamer affrontando il tema del rapporto con la psicologia, la psicoanalisi, la psicosmatica, aveva tagliato corto “Freud ha sviluppato un sistema teorico globale...” aveva detto nel suo libro Il capovolgimento diagnostico “...centrato sulle cause e metodi di rimozione dei disturbi psichici … laddove la psiche appare come qualcosa di separato dal corpo (non è del tutto esatto perchè sia Freud che tutti i suoi continuatori, hanno sempre data forte rilevanza ai cosidetti sintomi di conversione corporea, magari facendo confluire nel paradigma il più pronunciato pragmatismo americano che ebbe un vero e proprio pioniere nella figura di Harry Stuck Sullivan e della sua teoria interpersonale della psichiatria, fino ad arrivare alla celeberrima Scuola di Palo Alto con studiosi del calibro di Grigory Bateson, Jackson, Weakland, Haley, Watzlavitch,che idearono una “pragmatica della comunicazione” fondata su una precisa metodologia terapeutica che faceva leva  sullo straordinario esempio di un terapeuta, fuori da qualsiasi scuola, ma che era capace di curare
chicchessia, proprio in virtù di una sua particolarissima sensibilità e una perizia metodologica  impressionante : Milton Erickson! Non a torto considerato  come il migliore e più efficace terapeuta del mondo e di ogni tempo,  checchè ne dica Hamer, Milton Erickson era capace di far dissolvere come nebbia al sole e nello spazio/tempo di pochi minuti  una fobia, una nevrosi, financo, con un tantino di tempo in più,  una psicosi, tant’è che oltre la Scuola di Palo Alto, due studiosi Richard Bandler e John Grinder, intorno alla seconda metà degli anni settanta, sistemizzarono la prassi di intervento Ericksoniana, fino a pervenire all’ideazione di una nuova scienza terapeutica: la Programmazione Neuro Linguistica (PNL), che utilizzava appunto quello che fu denominato “Milton Model”.  
Tutto questo e anche altro, magari di impianto più teorico e più riconducibile all’alveo psicoanalitico, ha contrassegnato l’ulteriore evoluzione della scoperta freudiana: l’inconscio come “luogo dell’Altro” del francese Jacques Lacan, che ribadiva la continua necessità di “leggere e rileggere Freud” e un inconscio come insiemi infiniti del cileno Ignacio Mattè Blanco, che individuava una perfetta simmetria nel funzionamento dei meccanismi inconsci, andando a frantumare i fondamenti della Logica aristotelica (identità, non contraddizione, terzo escluso) fino a pervenire ad una “bi-logica” dove tutte le tradizionali classi di appartenenza della psiche umana venivano, nel linguaggio dell’inconscio, ribaltate.


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