Un religioso, un dogmatico, un fideista, quale che sia la fede, io non lo sono stato mai, di converso il mio quasi assoluto relativismo, il criticismo, una forte componente di bastian contrario, ha fatto sempre si che non sia stato mai granché ottimista, anzi diciamo che aggiundovi a questo una forte dose di informazione, conoscenza e ricerca culturale, sia pervenuto ad un relativo pessimismo, che stante il mio forte individualismo mi sono piccato di chiamare narcisismo, aggiungendovi sempre però una componente di misurazione con tanto di limiti, derivate e integrali che ho tratto dal calcolo infinitesimale di impostazione Leibzeniana, magari utilizzando proiezioni di numeri negativi, quindi immaginari.... ed ecco il mio narcisismo infinitesimale. Narcisismo infinitesimale significa contrariamente alla vulgata sul primo termine, che si presta attenzione ad ogni minima variazione (velocità, accellerazione, spazio, tempo, sensazioni, sintomi e anche simboli) del flusso della nostra sensibilità. Ovviamente in questo particolare frangente di cattività, ciò si traduce in in cambiamento continuo, che può avere dei momenti, punti, parti, flussi anche piuttosto antipatici) ad esempio i sintomi diretti dall'io, ma non dall'es, che è meno influenzabile, sopratutto meno repentino e anche ovviamente portato al simbolico che può desumere sia dal reale che dall'immaginario (lo vedi i registri di Lacan???) metafora, ma anche metonimia passate in riesamina pre- o forse in-conscia, ecco perchè io che come è noto sono piuttosto di impostazione storica, mi sento come Bonaparte a Marengo, laddove il generale nemico Melas é smontato da cavallo e ha mandato dispacci a tutte le corti europee che Napoleone é stato sconfitto, battuto sul campo di Marengo. (per inciso saranno dolori per Mario Cavaradossi ne la Tosca e ovviamente anche per lei) perché é proprio su questo infinitesimale episodio così lontano, distante, dalla vicenda di una Roma di inizio estate del 1800, che i due daranno modo al compiersi della tragedia. "nun je da retta Roma, che t'hanno cojonato" Nell'infinitesimale dello spazio/tempo si muovono infatti a ritroso da Rivalta a Marengo le due divisioni ed anche una demi-brigade, comandate dal Gen. DEXAIS, coetaneo e buon amico di Bonaparte, troppo avvezzo ai combattimenti per farsi ingannare dal rombo dei cannoni di uno scontro che non poteva essere solo di una retroguardia austriaca, come era successo a Ceva o anche al famoso Ponte di Lodi. Ho detto al mio amico Mario Haussman, che lui per me in questo frangente, incarna la frase di risposta al superiore generale, che pure gli aveva impartito l'ordine di non tornare indietro "visto Desaix che parapiglia? Abbiamo perduto la battaglia"..... "una battaglia é perduta!?... c'è il tempo di vincerne un'altra!" e aveva gettato le sue fresche truppe contro il nemico che oramai si cullava di una quanto mai cangiante vittoria. Mario e anche altri Pad Mini, Gaspare Cervo, Sabrina Dell'Omo, Papi Simonetti e altri che hanno il potere di ribaltare il mio infinitesimale sogettivo, cioè narcisismo, sono per me quelle divisioni e quella demi-brigade...Si lo ammetto io sono appassionato di storia militare e quindi di guerra : per carità tutto il male del mondo della guerra: le armi, il cruento di una battaglia, antica o moderna, però bisogna ammettere che a volte succede che alla guerra vengano spesso associate emozioni, suggestioni e quindi atmosfere di una certa estasi, che si prestano a essere assunte come metafore e anche come metonimie in momenti quale il presente dove si sta rischiando davvero tutto, si sta rischiando la Libertà, ed ecco spiegato il perchè sono tanto preoccupato per situazioni che un tempo non mi avrebbero fatto nè caldo nè freddo(figuriamoci l'elezione del Presidente degli USA ???? per trovare un qualcosa di simile bisogna risalire giusto a 60 anni fa ovvero alla vittoria di John Fitzgerald Kennedy su Richard Nixon. La guerra informa sensazioni ed emozioni forti, fortissime, spesso non proprio la guerra tutta, ma una singola battaglia: c’è un caso emblematico ed anche curioso in tal senso: una sola battaglia che ha caricato su di se una ridda di sensazioni si, ma anche informazioni di diversa natura: il periglioso, il cruento, la morte, è ovvio , ma anche la fortuna più sfacciata, il paradosso, l’inverazione del proverbio “non dire quattro se non l’hai nel sacco” …sto parlando di MARENGO, la battaglia di Marengo 14 giugno 1800: lupus in fabula…. eh beh !? chi se non lui, il Generale per antonomasia : Napoleone Bonaparte, e la battaglia di Marengo, la più fortuita, la più assurda di tutte le vittorie di Napoleone : Folgorante vittoria, una di quelle che cambiano la storia e i più impensati riferimenti storici , tipo la vicenda della Tosca, dove Mario Cavaradossi si uccide, quando arriva la notizia della sconfitta di Bonaparte appunto a Marengo; e qui la prima delle particolarità di Marengo, il fatto che così a posteriori a noi non può far altro che sorridere, ma che all’epoca dovette ingenerare non poche illusioni, disillusioni e quant’altro: il comandante austriaco Melas che oramai tranquillo, a battaglia per lui finita con la piena vittoria in tasca, smonta da cavallo e manda dispacci a tutta Europa, che Napoleone è vinto, battuto! “non dire quattro…. eh già ! quel quattro aveva un incarnato : il giovane Generale, coetaneo e amico personale di Napoleone con il quale aveva combattuto insieme in Egitto, Louis Charles Antoine Desaix. Desaix in quella battaglia aveva il grado di comandante di corpo d’armata, con ai suoi ordini due divisioni (generali Boudet e Monnier) ed una Demi Brigade di riserva : Napoleone gli aveva data la consegna di raggiungere e attestarsi verso Rivalta, dato che lui intendeva attaccare nella piana di Marengo gli austriaci di Melas e quindi tagliargli la ritirata giustappunto con le forze di Desaix. Napoleone aveva già battuto in scontri però non decisivi il nemico, ed era convinto di poter ripetere la cosa, ma quello che non si aspettava è che fossero gli austriaci ad attaccare, e non come aveva pensato agli inizi, un attacco di una semplice avanguardia, che non l’aveva indotto a cambiare la consegna di Desaix, ma l’intero esercito di Melas, sicchè nel corso della mattinata era non solo in gravissima difficoltà, ma praticamente battuto; qualche rinforzo come quello del Gen. Lannes al Gen.Victor che aveva oramai le truppe in sfacelo, non aveva cambiato di granchè la situazione: per proteggere la ritirata Napoleone si era visto costretto ad impiegare perfino la Guardia Consolare che aveva subito ingentissime perdite, ma perlomeno aveva permesso a Victor di ripiegare. E’ a questo punto intorno ad ora di pranzo, che va collocato il comico episodio del comandante in capo austriaco Gen.Melas che scende da cavallo e manda quel famoso dispaccio di vittoria. Ma Desaix? Dov’era intanto Desaix? C’è chi dice che Napoleone gli aveva inviato disperatamente una richiesta di aiuto e quindi di tornare indietro, ma anche chi invece sostiene, che fu il rombo lontano dei cannoni della battaglia in corso, che aveva convinto l’esperto generale che non poteva trattarsi di una battaglia contro semplici avanguardie e quindi di voltare le sue Divisioni e contraddire alle disposizioni di Napoleone (cosa che attenzione, dati i tempi e gli usi dell’esercito francese, poteva costare la fucilazione sul campo) ed arrivare quindi a cose apparentemente fatte. A questo punto altra piece del Mito: Desaix arriva a fronte di Bonaparte e questi gli fa “Visto Desaix che parapiglia!? Che ne pensi? “ e quello di rimando “Bhe! Questa è una battaglia completamente perduta, ma sono soltanto le due, c’è il tempo di vincerne un’altra!” Mitica eh!?, puro mito! quando mai nel passato, ma anche nel futuro, un Generale aveva pronunciato una frase simile “c’è il tempo di vincerne un’altra!” e in pieno campo di battaglia, diremmo con enfasi “sotto il rombo del cannone!?” Il giovane Generale però non ebbe il tempo di valutare le straordinarie implicazioni di simili parole, difatti slanciatosi con foga nell’assalto che doveva ribaltare l’esito della battaglia, una palla gli spezzò il cuore, facendolo stramazzare senza una grido (assolutamente non vero il fatto che morendo abbia detto le canoniche ultime frasi di circostanza, “muoio contento per la gloria del Primo Console…. o altre balle del genere” V’è di fatto che nel giro di breve tempo, le sorti della battaglia furono completamente rovesciate, anche grazie un successivo e decisivo intervento della cavalleria di Kellerman, e quella che per gli Austriaci sembrava una vittoria già conseguita si tramutò in una disastrosa sconfitta. Ovviamente Napoleone dispose l’imbalsamazione dell’amico che diremmo oggi “tanto gli aveva parato il …..” e ne ordinò la tumulazione in un luogo, che pensò degno di rappresentare per sempre la grandezza di Desaix, un luogo ove è ancora possibile oggi infatti visitare la tomba del giovane e grandissimo Generale, presso una pittoresca chiesetta del Gran San Bernardo. Mai nel tempo Napoleone rinnegò o diminui’ la portata dell’intervento di Desaix, che pure aveva marchiatamente messo in forse la sua fama di invincibilità, ma anzi Marengo diventò nella personale visione dell’allora Primo Console e poi Imperatore, la “battaglia” per antonomasia, quella più cara , superiore a Jena, a Austerliz, a Wagram e anche a quelle precedenti tipo quella al Ponte di Lodi, dove diceva aver avuto per la prima volta la visione della sua futura gloria. Nessuna battaglia e non solo di quelle Napoleoniche, ha avuto tante differenti implicazioni e tanto riscontro nell’immaginario collettivo dell’umanità. Certo si tratto di una di quelle battaglie veramente decisive, come disse lo storico De Norvins “ Così con una sola battaglia vinta,sono state nuovamente poste sotto l’influenza della Francia, la Lombardia, il Piemonte, la Liguria e le dodici piazze fortificate che difendono tali Stati». C’è chi sostiene che fu la battaglia di Hohenlinden in Germania, nel dicembre vinta dal grande rivale di Napoleone, Jean Victor Marie Moreau, e non Marengo a porre le basi effettive del totale dominio della Francia, ratificato dal trattato di Luneville nel gennaio 1801, ma Hohenliden chi la ricorda? Ecco non la si riesce neppure a scrivere senza difficoltà, mentre Marengo…bhe Marengo è Marengo! Per Napoleone carezzava quella sua venerazione che aveva della fortuna “E’ fortunato” pare chiedesse quando c’era da nominare qualche nuovo Generale! Ed in quanto alle altre implicazioni, si comincia col famoso “pollo alla Marengo” ancora oggi alla ribalta nelle cucine di tutto il mondo, la cui ricetta che utilizzava i gamberi del prospiciente fiume Bormida, fu improvvisata proprio per festeggiare la vittoria, probabilmente quella stessa sera; si continua nel tempo con la numismatica e non soltanto del periodo napoleonico, il Marengo d’oro era coniato ancora dopo la caduta di napoleone in Francia, ma anche in Svizzera, Belgio e persino in Italia, con l’effige di Carlo Alberto di Vittorio Emanuele II e di Umberto I, e con innumerevoli citazioni in romanzi (I Buddendrock) Opere Liriche (La Tosca) films (I duellanti), fumetti (storie monografiche) e la famosa frase di Desaix “una battaglia è perduta c’è il tempo di vincerne un’altra” è diventata addirittura proverbiale .
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