domenica 15 gennaio 2023

LA STRINGA SIMMETRICA n. 59

 

Un autunno davvero particolare quello del '59: le canzoni che ancora ti ruotavano per la testa erano la sensazionale Marina di un cantante fino ad allora sconosciuto Rocco Granata con quel ritornello che non ti dava tregua “marina, marina, marina ti voglio al piu’ presto sposare, o mia bella mora non mi devi rovionare oh no, no, no, no! La Tom Dooley del juke box allo stabilimento di Fregene ma anche The Diary di Neil Sedaka, Nun e’ peccato e Malatia di Peppino di Capri, la nuvola in due di Don Marino Barreto Junior I Singg ammore di Nicola Arigliano, il tuo bacio e’ come un rock di Celentano. Tintarella di luna di Mina e poi Joe Sentieri, Fred Buscaglione, Tony Dallara, Personality di Caterina valente, lo show di Perry Como, però diciamolo , ancora dominava il Ciao ciao bambina di Modugno ( gli struggenti mille violini suonati dal vento) e infine non meno di tre vecchi successi di Elvis Presley, militare in germania al moomento : Jailhouse Rock, Don’t be cruel, Love me tender, poi c’erano i film , i soliti Peplum con protagonista assoluto il formidabile Steve
Reeves da Le fatiche di Ercole, solo appena insidiato dal Gordon Scott che aveva fatto Romolo e Remo con lui, ma si era un po’ dirottato su Tarzan, e poi il seguito dei film dell’orrore con Christoper Lee e Peter Cushing, quindi i vecchi film che ti passava l’Alce, la Sala Traspontina, il Degli Scipioni e a volte persino Il Principe che faceva anche
  cinema varieta’, cioe’ avanspettacolo. La televisione, rigorosamente un solo canale, ma  a lui la televisione piaceva solo per il Musichiere e per i vecchi film che facevano. I fumetti oramai erano in ombra mentre cominciavano i libri propiziati dal defile’ dei vari cicli di Salgari ( Sandokan, Janez e Tremal Naik, la terribile Minneaha del Far West, il Corsaro Nero ), il primo, dopo il Cuore e quelli che ti avevano forzato a leggere a scuola (I ragazzi della via Pal, Senza Famiglia, Incompreso….dio che palle):  in assoluto il primo della stagione diciamo così “seriosa”  IL Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, seguito da qualcuno di quasi orrore  che lo aveva intrigato Il Dr, Jeckill e Mister Hide di Stevenson, il ritratto di Dorian Grey di Oscar Wilde. Cosi’ all’appuntamento con l’inconscio in quel fine ottobre, quindi pieno autunno, cioe’ qualcosa che riflette e riassume  il rapporto tra se’ e ambiente in termini pero’ non di causa e effetto e neppure di linguaggio articolato, cioe’ di coscienza,  ma proprio di
quello che Freud per primo chiamò inconscio. L’inconscio e’ il luogo dell’altro, doveva dire di li’ a qualche anno un seguace appunto di Freud e di la a qualche altro anno,
  un altro seguace prrospettare una serie di scivolamenti per insiemi infiniti secondo uno schema di rigida simmetria, del tutto avulsa dalla logica aristotelica, ma molto simile a quella che da un po’ di tempo studiosi un po’ sui generis andavano disquisendo : Einstein, Bohr, De Broglie, Heisenberg, Dirac, Bell, Schrodinger, Pauli, Feynman. L’altro di cui era luogo l’inconscio era in verita’ ben circoscritto e ben rappresentato senza bisogno di far scattare compensazione o quella famosa logica di simmetria: dunque c’era stato quell’incidente dello spaghetto nel naso finito per troppa foga nel mangiare, che pero’ la nonna aveva troncato l’impatto di panico con quel  “soffiati il naso” e paffete era passato tutto. Nei giorni seguenti pero’ i meccanismi di nutrizione si erano fatti preoccupati, troppo attenti, troppo circospetti nel terrore di provocare qualche reazione corporea. Il corpo preoccupato cominciava a divenire una sorta di nemico e l’alimentazione ne era una specie di cavallo di Troia…un chicco di riso, il filo della cicoria, un pezzo di pizza, il tonno, tutto veniva investito di componenti aggiuntive in accezione negativa. Come riuscire ad abreagire quell’impasse che non aveva,  stante l’eta’, ancora neppure precisato come altro, quel famoso inconscio, per non parlare degli insiemi infiniti? Una parte poteva passare per  il far leva su quel corpo che cominciava anche dopo quel primo incidente  a buttare giu’ chili, così del tutto inaspettatatamente, per coprisi davanti lo specchio in camera da letto che i Jeans gli stavano a pennello, niente piu’ ciccietta attorno ai fianchi, aspetto decisamente invitante, anche appariscente, sicche’ veniva presa la decisione di iscriversi alla palestra di ginnastica Borgo Prati in via Virgilio, giusto in occasione dell’anniversario della nascita effettiva  del suo referente inconscio (25 novembre)/1888 -1959. E poi la successiva  istanza di questo multinconscio su altri percorsi da integrare  (1948 : l’integrale sui cammini di Richard Feynman) quella della controparte del femminile, che si conforma nel triplice aspetto delle ragazzette con il nome che comincia per la lettera elle (L) :
Letizia (1942) Laura (1944) Lucietta(1946). Le riincontra una dopo l’altra un po’ sincronicicamente dopo la decisione di iscriversi alla Borgo Prati e ben che snellito con un aspetto decisamente piu’ allettante rispetto anche all’estate. La prima
  diciassettenne  era quella della stringa del sandalo alla schiava, che si era allacciata lungo piede e polpaccio proprio sopra la sua coscia nella casa di via Sebastiano Veniero, scatenando la dirompente ma sotterranea esplosione di istinti dei sui nove anni (57)  - bionda coi capelli a coda di cavallo la conosceva praticamente da sempre e la ricordava con due trecce poi  con una treccia sola e infine quel pomeriggio proprio davanti la sua casa, con la nuova pettinatura a coda di cavallo. Niente piu’ sandali alla schiava, stante il freddo oramai incipiente, ed anzi un cappottone, che non esaltava certo la sua avvenenza, ma i ragazzi che passavano nel vedere come lei lo abbracciava, motteggiavano lo stesso    “aho ragazzì beato atte’ che vieni spupazzato da sta’ gnocca….” Lo aveva invitato a salire su casa e c’era oltre alla madre, il fratello piu’ grande che si allenava al vogatore (era un canottiere della Rari Nantes, varie coppe facevano spicco nella sua camera e anche in salone, ma a lui facevano piu’ effetto i poderosi muscoli che gli suscitavano una forte invidia) . “Ammappelo come ti sei fatto grande” gli aveva fatto, “ bravo che ti sei iscritto alla Borgo Prati, l’ho frequentata anche io una decina d’anni fa”. Letizia si era tolta il cappottaccio e ostentava un fisico davvero da sturbo, uno sturbo che oramai si impadroniva di lui con sempre maggiore frequenza.  gambe lunghe, fianchi torniti, la forma del petto perfettamente sottolineata da un golfetto leggero, insomma quel che si dice una bella ragazza, parecchio piu’ alta di lui, una buona decina di centimetri quindi sul metro e settanta forse anche qualcosa in piu’, per cui un po’ per l’eta’, un po’ anche per l’aspetto,  la qualsivoglia illazione come oggetto di desiderio era bandita sul nascere. Quando si dice il caso, uscendo da via Sebastiano Veniero sul far della sesera, aveva attraversato la piazza Risorgimento e tagliato verso via Crescenzio che doveva appunto raggiungere la palestra, ma qui ecco chi incontra? Si proprio lei Laura, coi capelli scuri a caschetto ma senza piu’ quel vestitino rosso che gli aveva propiziato nell’estate di tre anni prima la dedica per opposizione della canzone di Modugno “Musetto” be’ d’altronde lui sveglio com’era anche a 8 anni  (il 1956 poi era stato un anno di particolare apprendimento e esperienza : la grande nevicata, la cacciata dai corsi di catechismo per “blasfemia” la passione per la storia dei Greci e di Roma, e al solito canzoni e film a profusione)…. aveva colto i netti contrasti fra la fanciulla e i versi “ eh no, non tagliarti i capelli, non vestirti di rosso…”.  Niente vestitino rosso che lei portava sempre,  perlomeno in quel ‘56 e anche l’anno dopo nel ’57 in combine colle scarpette nere lucide, ma non nel ’58, che anche lei in quella torrida estate aveva messo i sandali alla schiava, troneggiando tra i ragazzi di via Nicolo’ coi suoi splendidi 14 anni. Era anche lei, ora in quel fine novembre piuttosto insaccata in cappotto e maglione a collo alto, quindi poco spazio a suggestioni pseudo erotiche: ben volentieri si era fermata a parlare dicendogli che la famiglia aveva deciso di prendere una casa lì in via Crescenzio per quando veniva a Roma. “ah così non stai piu’ a via Nicolo’?  - “si ma tanto ci passo sempre qui non ho amici, lì conosco tutti!” chiacchierando del piu’ del meno arrivarono al portone della nuova casa e quindi lei promise che l’indomani pomeriggia sarebbe passata a via Nicolo’.  Torno quindi verso casa, attraversando San Pietro, quindi Cavalleggeri, la scalinata e quindi via Nicolo’ V che oramai era sera fonda ed anzi aveva anche cominciato a piovigginare. Si aspettava  di mettersi a cena , ma c’era una novita’, a cena erano stati invitati da Matteucci nella sua splendida casa a Via Dandolo, per cui mettiti in tiro, fai in modo che risalti il fisicaccio che cominciava a far capolino per quel metro e sessantatre’ di altezza (sempre piu’ di Matteucci che pero’ compensava coi milioni  del suo lavoro di spedizioniere che gli permetteva di avere quel pop po di casa, la Ferrari e anche una Cadillac bianca, piu’ la Zagato Alfa Romeo  da corsa con la quale aveva partecipato alla Mille Miglia, alla Targa Florio e ad una miriade di altre gare automobilistiche) Era giusto giusto una sera con gente del mondo delle corse Luigi Villoresi, Sergio Tullio Marchesi, Bornigia e c’era anche la amica Lucietta  di Gabriella la figlia di Matteucci, che era la figlia di un famoso pilota della Ferrari morto l’anno precedente in una gara. In proposito, con Matteucci, Gabriella, il fratello, Litta, Iaio e suo padre erano stati al funerale, una tristissima e piovosa giornata di luglio che a lui  lo aveva si contrito, ma anche un po’ colposamente ammaliato,  alla vista di quella fanciulla un paio d’anni piu’ grande di  lui, prostrata dal dolore. Ora quella sera la rivedeva, meno affranta ovviamente , anzi spigliata, volitiva ed era proprio lei a chiudere il cerchio di quelle tre “grazie” di una differente stringa che simmetricamente anzi super simmetricamente, percorre un diverso cammino, tutto da integrare

Nessun commento:

Posta un commento

IL PEGGIO DELLA BOTTEGA

  C'e' una parola  o meglio due , un avverbio e un -ismo,  che unite insieme  possono  riassumere tutta la repulsione, tutto il disg...