La precisazione del termine Spirito della storia, che può essere inteso in diverse accezioni così come mi aveva assegnato di analizzare come compito/sfida il mio professore di filosofia alla vigilia degli esami di maturità classica, indicandomi un referente all’epoca inusitato ovvero quel Alexandre Kojeve nelle sue lezioni sulla fenomenologia dello Spirito di Hegel e a mò di paradigma emblematizzato nell’incontro Hegel Napoleone dopo la battaglia di Jena, non mi ha soddisfatto neppure oggi ad oltre 50 anni di risposta differita . Lo scritto che ne è venuto fuori, nel blog Lenardullier.blogspot.com, bhe è troppo complesso in una accezione di media cultura, ma è alquanto insufficiente in un consesso di addetti ai lavori, cioè filosofi ma anche storici professionisti e intelligenti. Ho il sospetto di essermi collocato in quella famosa boutade di Feynman “Il problema non è che le persone siano ignoranti. Il problema è che le persone sono istruite quel tanto che basta per credere a ciò che è stato loro insegnato e non abbastanza istruite per mettere in dubbio qualsiasi cosa da ciò che è stato insegnato loro.” Così Hegel rivisitato con la lente di Kojevè, proprio come mi aveva suggerito il professore indubbiamente rivelava una significanza molto differente , tanto da obbligarmi, in parte, ad un ripensamento sull’intero pensiero del, per me mai riconosciuto, grande filosofo che giustappunto ho sempre giudicato schematico, presuntuoso e anche banalotto. Quanto ho sfottuto anche in qualificati consessi quell’ossessione di Hegel per gli schemi e il loro superamento solo in virtù di una non meglio precisata sintesi, processata a consuntivo, dialetticamente diceva lui , con quelle banalissime “tesi e antitesi “ spesso e volentieri identificate nella morte dei vari scibili della conoscenza umana o tutt’al più in una sorta di essenza in più : la morte dell’arte, la morte della storia, l’astuzia della Ragione, quel famoso reale come razionale e razionale come reale. Una mia personale critica che mi ha consentito di non venire mai minimante influenzato dal tanto strombazzato “materialismo storico e scientifico” di Marx, proprio in quanto colto sulla scia di questa pretestuosissima dialettica hegeliana, ovvero una sorta di “scemo più scemo”. Eppure è strano perchè la questione della “morte” aveva invece influenzato in maniera indelebile il mio pensiero, ma l’accezione non era quella dialettica, ma quella pulsionale di Freud di “Al di là del principio del piacere” Qui si che la morte o fine si era caricata di qualcosa di ineluttabile, di estremamente profondo, inscritta in processo biologico, e non in costruzioni astratte e forzate del pensiero umano. Però ecco ci voleva la lente di Kojeve per mettere a fuoco un elemento di possibile frattura proprio del processo dialettico, focalizzandone un aspetto di distinguo, fondato sull’elem ento linguistico addirittura fonetico e anche semantico, ovvero quello ambivalente della parola Spirito. La fenomenologia dello Spirito di Hegel risulta fondata sul desiderio, desiderio di riconoscimento da parte dell’altro - sembra quasi, dico quasi, di sentir echeggiare Lacan, ma Hegel al contrario di Kojeve non era in possesso della nozione di inconscio così come scopertto da Freud, né della distinzione Saussuriana di significato e significante, quindi la sua accezione è mancante e anche velleitaria: il suo desiderio è un desiderio spurio, si presta a varie interpretazioni; solo attraverso Kojeve si può risalire alle diverse accezioni della parola Spirito, che postulando un inconscio con tanto di meccanismi di rimozione, può essere riferita ad una fine, che può tranquillamente essere vista come morte, ovvero come pulsione assoluta e originaria secondo la teoria di Freud , ed anche ad un differente significante di tale parola che può fare riferimento all’accezione più di vulgata laddove lo Spirito è anche il fantasma, lo spettro.Sicchè, giocando in termini che in questa accezione neppure Kojevè ebbe il tempo di conoscere, si può inseguire la parola Spirito attraverso meccanismi di perfetta simmetria nel defilè di insiemi infiniti che secondo Mattè Blanco caratterizza l’inconscio. Tra i tanti significanti inconsci e metonimici della parola Spirito , niente ci vieta pertanto di pervenire ad un qualcosa che può ritornare – il revenant! Ecco allora che non ci sono né Napoleone, né Jena , così come non ci saranno in assoluto né uno Stalin o chicchessia, perché lo Spirito può essere “oltre” la morte….può ritornare ! La distopia attuale che sembra ineluttabile anche se si prendono ben altri epigoni, ad esempio Guenon o Evola, o anche Mircea Eliade e che si configura oggi come epilogo verso quel Kali Yuga posto dalla cultura indiana come culmine della decadenza (età di bronzo dei mercanti che scivola verso l’Età del Ferro e quindi dei Servi), può all’improvviso fare ritorno, andare indietro, recuperare cultura e tradizione e quindi rimettere in moto con altri parametri il processo della Storia. Quali sono questi parametri, non sono in grado di precisare, ma come avvenne ai suoi tempi con Carlo Magno e il Sacro Romano Impero (IX secolo) con Federico II di Svevia (XIII secolo) come espresso poeticamente e metaforicamente da Dante Alighieri con la sua Divina Commedia (XIV secolo) e espresso figurativamente attraverso la coralità delle Cattedrali Gotiche o magari pragmaticamente indicata in Istituzioni come la Cavalleria, si può sempre sperare in un ritorno di una età degli Eroi, raffigurati come produzioni dell’inconscio, inconscio che opera simmetricamente scavalcando le relative classi di appartenenza dell’io e percorrendo un po’ come il famoso integrale sui cammini di Feynman, tutti gli insiemi infiniti della rappresentazione. Ho indicato nel precedente articolo sul blog Lenardullier, le esternazioni,letterarie,filosofiche,di immagini, di film di serie tv dell’attuale momento di distopia ingenerata dalla farsa di un virus inesistente e arbitrariamente immaginato e gonfiato (Orwell, Huxley, Breadbury, Dick, Matheson) trovandovi una sorta di compendio nella serie dei film di james Bond con il personaggio antitetico del Dr. No della fantomatica Società Spectre volto appunto al dominio sul mondo, ebbene proprio le numerose facce assegnate a tale disgustoso personaggio (sempre diversa in ognuno dei film di tale serie ) dimostrano che l’elenco di magnati/mercanti di cui oggi nella realtà se ne annoverano un certo numero (Soros, Rockfeller, Rotschild, Gates, Schwab, Fauci, etc) tendono all’unità, ad un unico solo Dr.No anche se con interpreti sempre diversi nella peculiarità però dell’orrorifico, che forse, bisogna dirlo non è altrettanto orripilante come i protagonisti di questa nostra realta’ del 2021
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