lunedì 23 dicembre 2024

UN REALE SEMPRE SFUGGENTE

 

Ho piu’ volte ribadito tutto  il mio disprezzo per l’ideologia marxista in quanto troppo dipendente dal filosofo per me piu’ abominevole e cioe’ Giorgio Hegel che fin dai primi approcci,  ancor prima della terza liceo,  mi e’ sempre apparso quanto mai antitetico a tutto il mio sentire e sapere  - la famosa dialettica per me di un semplicismo disarmante con quel suo schematismo, di tesi, antitesi e sintesi - le varie morti di praticamente tutti gli specifici umani Storia, Arte, Musica, Letteratura, financo Socialita’ come espresso in Fenomenologia dello Spirito col conflitto Servo-Padrone  in nome di una non meglio specificata funzione della filosofia -  le varie formulette e aforismi su voli notturni della nottola di Minerva, vacche tutte nere e quella vera e propria formula di pseudo logica col suo simmetrismo imperfetto  del “cio’ che e’ reale e razionale e cio’ che e’ razionale e’ reale”,  che mi ha sempre dato il senso della quintessenza della castroneria - come se non bastasse, poi c’è quell’ incontro con un gonfiatissimo personaggio storico, semplice attore di una parte  su copione prestabilito come Napoleone Bonaparte,  da lui identificato come spirito della storia, (laddove la parola spirito ha un che di fantasmatico e quindi ha sempre a che fare con la  morte, nella fattispecie la storia come senso dell’esaurimento di ogni tensione, stante la battaglia di Jena appena vinta da tale generale  e quindi una sorta di secondo principio della termodinamica, addirittura una sottospecie  di anticipazione della pulsione di morte de Al di la’ del principio del piacere di Freud: se una piu’ o meno fortunosa battaglia puo’ decidere di tutta la storia e farne un residuato di tensione mi sembra quanto mai riduttivo affidarsi ad personaggio così aleatorio anche da un punto di vista  dell’azione - difatti viene da chiedersi che cosa avrebbe provato Hegel appena pochi mesi dopo se il suo incontro con Napoleone fosse stato  all’indomani non della battaglia di Jena, ma di Eylau nel febbraio 1807 ? Nutro  tutti i dubbi possibili e immaginabili su tali profeti di apocalittiche tensioni che hanno probabilmente in Hegel  un primissimo assertore e di cui anche l’ultimo  della lista Francis Fukayama ,  individuando nella caduta del comunismo a Berlino,  a Praga, a Bucarest  e poi nel crollo dell’intera URSS (1991),  una ennesima fine della storia, in vefrita' ha sempre  un  po' il contrappasso del Vincent Price di l''ultimo uomo sulla terra" eccezionale e senza dubbio la migliore trasposizione del  romanzo di Matheson I am legend, che appunto riproponendo semptre il rituale de l'ultimo, enfatizza sempre la differenza .
Tutte queste morti annunciate hanno sempre come epilogo qualcuno che si ripresenta come fantasma, appunto giocando sui diversi significanti della parola “spirito” così ad esempio  Alain Badiou che ha tentato di riproporre l’ipotesi comunista  come cornice di riferimento per  analizzare e forse superare  la crisi dei tempi attuali. Diciamo che Badiou fa parte di quei pochi Marxisti che sono riusciti a trascendere il mio disprezzo per tale pensiero, ma non la mia perplessita’ per la sinistra in generale che come
abbiamo visto in occasione delle recente farsa, si e’ fatta serva dei piu’ marchiani interessi consumistici di turbo capitalismo e più esasperato neo liberismo.  Badiou si rifa’ ad Althusser e a Lacan e questo compensa  alquanto il suo dogmatismo, ma rimane sempre un marxista e le sue ipotesi di lettura della crisi odierna in  chiave della sua non sconfessata ideologia, non solo non convincono, ma sostanzialmente risultano velleitarie. Un altro discorso va fatto per un altro pensatore di estrazione marxista Slavoj Zizek , di cui proprio in questi giorni ho tra le mani un suo libro  “PROBLEMI IN PARADISO“ con sottotitolo  “il comunismo dopo la fine della storia"  che mi ha particolarmente intrigato per il suo tentativo di far riferimento da una parte a Lacan come Badiou, ma dall’altra al mezzo cinematografico inteso in senso scopico e didascalico/popolare trattando un immaginario che ricambia lo sguardo del reale solleticando un simbolico che non mostra la sua provenienza e neppure il supporto su cui tale sguardo si posa. Una chiara interpretazione psicoanalitica dunque che fa piazza pulita di tutti quei tentativi di seppellire storia, specifici e anche ideologie da Hegel a Fukayama,  che invece ribadiscono ad ogni angolo la loro perfetta vitalita’ e attendono solo di essere ancora una volta comprese, un po’ a mo’ del famoso integrale sui cammini di Feynman di cui vi e’ sempre un percorso alternativo per intenderne la rappresentazione di una certa sfaccettatura della realta’. Con Feyman siamo in presenza di particelle, flussi, onde, recentemente anche stringhe e superstringhe operanti in supersimmetrie - con Zizek mi e’ sembrato di ripercorrere  un tentativo di senso,  servendoci anche  dei mezzi di rappresentazione  di anche una mirata produzione cinematografica che  
ci mostrano come non solo l'ideologia non è morta, ma è possibile comprendere e spiegare complessi fenomeni sociali, come lacrisi di valori e di senso attuali, partendo

da quella che potrebbe essere intesa come evasione o forse per dirla,  facendo il verso al binomio Freud/Lacan,  come “svista”  Nel libro citato poi Zizek si serve, gia’ a partire dal titolo “ Problemi  in paradiso” di quello che e’ probabilmente il regista piu’ idoneo a rivestire il ruolo dell’integrale sui cammini di una diversa rappresentazione della realta’ che e’ arrivata a circondarci  in questo secondo decennio del terzo millennio : Ernst Lubitsch. Ecco l’incipit introduttivo del filosofo in relazione al confronto con il famoso film di Lubitsch del 1932 “Trouble in paradise” “ il film e’ la storia  di una coppia di ladri Gaston e Lily che ruba solo ai ricchi . La loro storia si complica quando Gaston si innamora di una delle sue vittime Mariette e qui cominciano “il problema = Trouble” , come indicato dal titolo che magari noi italiani non afferriamo subito per quell’inveterato viziaccio di cambiare i titoli originali, stravolgendone spesso il significato, anzi il significante , difatti in Italia il film arrivo’ col titolo “Mancia competente “  Nelle immagini di testa e’ difatti gia’ contenuto il senso del film : prima appaiono le parole “trouble in” = problemi in”  con sotto un letto e solo dopo la intera sequenza con anche la parola “paradise”  allora ecco che e’ subito chiaro che il paradiso in questione  ha a che fare con il sesso come sottolinea la canzoncina che fa da colonna sonora ai titoli : “that’s paradise/while arms entwine and lips are kissing/but if there’s somethings missing/that signifies/trouble in  paradise = questo e’ il paradiso/quando braccia  si intrecciano e labbra si baciano/ma se manca qualcosa/allora sono/problemi in paradiso “.
Quindi per dirla tutta, i problemi in paradiso sono problemi di sesso e uno come Zizek che e’ un cultore di Lacan non poteva che intenderlo come parafraso della celeberrima massima  lacaniana  “Il n’ya pas de rapport sexuel”
  non esiste alcun rapporto sessuale – il che nell’universo Zizekiano si traduce nell’attenersi al Reale  che e’ quello minaccioso e di Lacan  aggirando l’ordine speculare dell’immaginario e sfuggire il significante del Simbolico. Tuttavia questa passione condivisa dalla pornografia e dalla scienza è destinata a infrangersi contro l’irrappresentabilità del Reale stesso: più siamo convinti di approssimarci a questo nucleo incandescente, più esso ci sfugge. Žižek in questo senso è categorico: «Che cosa separa noi umani dal “reale Reale” cui la scienza mira, che cosa ce lo rende inaccessibile? Non è la ragnatela dell’Immaginario (illusioni, false percezioni) che deforma quel che percepiamo, né il “muro del linguaggio”, ossia la rete simbolica attraverso la quale ci rapportiamo alla realtà, bensì un altro Reale. Questo Reale è, per Lacan, il Reale inscritto nel nucleo stesso della sessualità umana: “Non c‘è rapporto sessuale”.
La sessualità umana è segnata da un irriducibile fallimento; la differenza sessuale è infatti la rivalità fra i due punti di vista sessuali, che non condividono un denominatore comune. Il godimento può essere dunque ottenuto solo sullo sfondo di una perdita fondamentale»
  che Lubitsch aveva intuito nel suo film essere quella della comprensione nel rapporto di entrambi le donne. La incompiutezza del comprendere tutti e tre  conferisce un tocco malinconico al film , dove nel finale campeggia  l’immagine di un letto vuoto  che richiama e conclude giustappunto nella malinconia del mancato appagamento, l’immagine dei titoli di testa   Vedere ciò che non deve essere visto non coincide con ciò che non può essere scorto se non in negativo, insomma. Sono esattamente le lacune dell’Immaginario e del Simbolico a tradire l’insistenza del Reale, sono i vuoti delle formazioni immaginarie e delle costruzioni simboliche a suggerire, nella loro irrimediabile lacunosità, la sua inafferrabile eccedenza, e per far questo ben venga la rappresentazione filmica che si inserisce come discorso mancato nell’ottica di una futura diversa comprensione, non solo attraverso l’analisi d capolavori, ma anche nella produzione meno raffinata e persino di film hard come dimostra l’esemplificazione di un recente tentativo di un porno divo e regista Raphael Siboni  che ha scelto giusto il titolo dell’aforisma lacaniano «Il n’y a pas de rapport sexuel» per evidenziare la mancanza del reale che il rapporto sessuale non esiste, è reso impossibile dal godimento dell’organo che impedisce la fusione dei corpi, che trasforma l’atto sessuale in una sorta di masturbazione in presenza del partner. : «Per quanti rapporti sessuali io possa avere, nessun rapporto sessuale mi permetterà mai “di fare e di essere Uno con l’Altro”. Esiste una obiezione irriducibile all’integrazione reciproca del corpo dell’Uno nel corpo dell’Altro. È come e’ noto  la tesi centrale del Seminario XX giustappunto il rapporto sessuale non esiste. Manipolando il meno possibile il materiale di partenza Siboni trasferisce l’aforisma lacaniano nel genere che, apparentemente, si presta meno a convalidarne l’autenticità.
A giocare un ruolo decisivo è proprio l’avverbio “apparentemente”, poiché, concatenando blocchi di sequenze con stacchi ridotti al minimo, Siboni  ottiene un doppio, antitetico risultato: parlare direttamente della pornografia contemporanea, articolata per categorie repertoriate con parole chiave per facilitare la ricerca sul web, e mostrare indirettamente l’irriducibile distanza dall’oggetto rappresentato di questi frammenti meta-cinematografici archiviati in privato, dal momento che mostra il film nel suo farsi, dal momento che filma il film, intrattiene necessariamente una distanza col suo oggetto. Nel caso delle riprese questa materia siamo ancor piu’  nell’ambiguo, poiché è al tempo stesso un archivio personale e un prodotto commerciale destinato allo sfruttamento commerciale sotto forma di “falsa diretta”» Proprio quello che oggi si e’ ridotto il mondo nell’alludere a valori che forse non ci sono mai stati come la lealta’, l’onore, la tradizione, una forma addirittura di sacro, presentando solo il vuoto di una mancanza nella forma di una vacua rappresentazione, che si colora di parole oramai sempre piu’ vuote ….ecco il perche’ il pasticcio in paradiso che puo’ essere benissimo inteso come l’impasse attuale dove c’e’ chi parla di morte di storia e altri specifici (Hegel, Fukayama), chi di Kali yuga, o eta’ dei servi (Esiodo e antiche culture), chi invoca un nominalismo senza riscontro come la sinistra e le varie aporie tipo Societa’ Aperta di Popper e tentaivo di messa in pratica del suo allievo George Soros, chi pero’ anche di ripresa, di recupero, magari con nuove formule di organizzazione sociale la teoria del mondo multipolare di Dugin, l’euroasiatismo, chi ha parlato di cavalcare la tigre come sosteneva  Evola, per  recuperare una tradizione anche senza averla mai avuta, contando sul fatto che tanto sono solo giochi di parte  nei vari registri indicati da Lacan ; Immaginario e Simbolico per ovviare ad un Reale che e’ sempre mancanza

sabato 21 dicembre 2024

SCIABORDIO D'ONDA

 Quando si parla di onde e relative funzioni con tanto di collasso, c'e' da scattare dalla sedia e  disporsi a sentirle tutte, perchè v'e' netta la sensazione che daje e daje , alla fin fine, si possa pervenire a qualche risultato di valore e non soltanto da un punto di vista teorico. I richiami sono molteplici e vanno dal vecchissimo calcolo infinitesimale di Leibniz con limiti e derivate, che allora erano dette flussioni, agli integrali con calcolo di nuove aree mentali

quale ad esempio quello sui cammini di Feynman, ma ci si puo' ispirarsi a D'annuzio che l'onda la faceva sciacquare, sciabordare e anche altro. solo onde dunque? L'equazione di Schrodinger in effetti mi sembra piu' elegante, salvo a tener conto   di Heisenberg e al suo principio di indeterminatezza, e sopratutto allo assioma di cambiare opinione ad ogni punto di vista, per quanto tu calcoli faccia, ovviamente infinitesimali. Idealmente mi servo di un amico fisico quantistico e immaginiamo una vasca vuota. Una pallina lanciata in questa vasca seguirà un percorso, districandosi tra le curve, gli incavi, le eventuali scanalature anti-scivolo. Ora riempiamo la vasca con del liquido opaco, che non ci faccia più vedere le forme del fondo: che so, acqua e inchiostro. Se lanciamo un'altra pallina, questa affonderà creando piccole onde sulla superficie dell’acqua. Se prima, alla domanda “dov’è la pallina?” avremmo potuto rispondere con certezza in ogni istante, ora la domanda ci troverebbe un po’ spiazzati: “È sott’acqua, di preciso non saprei. Per quello che ne so, può essere ovunque”. Proprio in quel momento squilla il telefono. È il nostro amico fisico che, anche lui, aveva riempito la sua vasca di acqua e inchiostro. È una strana moda a quanto pare. Ci chiama per raccontarci una scoperta sensazionale. Le onde scaturitesi sulla superficie dell’acqua dal luogo di inabissamento della pallina non sono semplici onde d’acqua, hanno un significato più profondo: la loro ampiezza indica la probabilità di trovare la pallina in un punto se infiliamo proprio lì la mano in acqua.“Se immergi la mano in corrispondenza di una cresta dell’onda vedrai che è molto più probabile trovare la pallina, rispetto a pescare in un altro punto”, ci dice. Nonostante la teoria suoni bizzarra e poco plausibile, decidiamo di testarla. Dopo molte, molte, molte, molte, molte immersioni di mano, l’implausibile idea del nostro amico sembra in effetti spiegare la realtà. La probabilità di trovare la pallina in ogni punto è in perfetta corrispondenza con l’ampiezza dell’onda. Ma questo è nulla in confronto a quanto scopriamo effettuando l’esperimento. Ogni volta che la mano immersa trova ed afferra la palla, l’ondeggiare dell’acqua smette istantaneamente! La superficie torna tutta perfettamente piatta, eccetto in corrispondenza del nostro braccio immerso. L’amico fisico non sembra così sconvolto anzi. “Beh, è ovvio”,  dice, “quando la tua mano trova la pallina in un determinato punto, per esempio sopra al buco dello scarico, la probabilità che la pallina sia sopra il buco dello scarico diventa istantaneamente certezza, e la probabilità che la pallina sia in qualsiasi punto diverso da quello diventa istantaneamente zero. Quindi la superficie dell’acqua deve tornare piatta”, conclude spavaldo, come se non si rendesse conto che quanto affermato contraddice qualsivoglia intuizione e buonsenso. A livello di particelle elementari, ci dice la meccanica quantistica, non solo esistono onde di probabilità, non solo esse collassano improvvisamente non appena una particella elementare viene “afferrata” durante un esperimento come nel nostro assurdo esempio della vasca, ma dobbiamo anche dimenticarci del fondo della vasca e della pallina. Ci sono solo le onde di probabilità. Dobbiamo smettere di pensare il fotone, l’elettrone e le altre particelle elementari come palline che si muovono nello spazio, che possiamo seguire e delle quali possiamo prevedere il moto. Addio determinismo, addio fisica classica. I nostri oggetti e sistemi descrivibili in maniera deterministica che tanto ci sono cari sono solo l’approssimazione di un mondo microscopico dove non ci sono palline e particelle come siamo abituati a pensarle, ma — come vogliamo chiamarle, entità? cose? stati? — cose di cui possiamo descrivere solo la probabilità di essere in una determinata posizione, o di avere una determinata proprietà, come ad esempio la velocità.

Questa probabilità evolve nel tempo seguendo un’equazione (l’equazione di Schrodinger) molto simile all’equazione che descrive il moto di un’onda che scaturisce da una pallina che cade in acqua. Queste cose, queste entità, le vediamo solo quando si manifestano in uno dei nostri strumenti di misura (come l’occhio per i fotoni). Solo cioè quando interagiscono con qualcos'altro. 

IL MALE VIEN DAL MARE

  Mi sono sempre chiesto se ci sia qualcosa o qualcuno, che possa essere indicato come il  responsabile e anche all'origine dell'att...