Se dovessimo costruire un inizio di verita’ nella storia, dovremmo far piazza pulita di non meno del 99% di quello che in questi ultimi sette secoli abbiamo appreso - partire non a caso da quel 1347/48 ovvero da quella pandemia denominata peste bubbonica e poi peste nera fino a pervenire alla attuale pandemia con tutta probabilita’ ancora piu’ falsa e inventata di quella antica, in quanto veicolata con maggiore efficacia dai mezzi di comunicazione piu’ evoluti. Menzogna ieri, come menzogna oggi e un percorso preferenziato nel corso dei secoli che richiama una sorta di integrale sui cammini , del tipo di quelli ideato da Richard Feynman, laddove quella che dovrebbe essere opportunita’ di scelta si e’ sempre sposata alla menzogna, alla macchinazione, all’inganno e soprattutto al perseguire l’interesse di pochi (ricchi bottegai) a scapito dei molti (poveri e gente comune non coinvolta in meccanismi di mercato): vale, come esemplificazione di massima, la lapidaria osservazione di un famoso scrittore Alessandro Manzoni a proposito della descrizione di uno dei tanti regurgiti (quello della peste degli anni trenta del ‘600 nell'Italia settentrionale) di questo ricorso alla pandemia e alla conseguente paura di massa, come garanti di diffusione di straordinaria efficacia: “Cabala ordita per far bottega del pubblico spavento” - “far bottega” eccolo il principio informatore di ogni azione di ogni pensiero della nuova classe sociale che si e’ cominciata ad affermare giustappunto grazie ad una mobilitazione della paura, quella dei Mercanti o bottegai, che hanno deciso di uniformare il contesto sociale ad una enorme bottega, dove si muovono loro come padroni e manovratori di ogni manifestazione, grazie anche al servile ausilio di garzoni o servi, ricompensati con briciole di potere e di pecunia (politici, intellettuali, poliziotti e soldati, comunicatori prezzolati, etc). Oggi quindi che ancora non abbiamo attraversato del tutto la terribile penombra (per la verita' tenebre oscurissime) dell'ultima pandemia ascritta ad un improbabilissimo virus denominato covid 19, proprio se vogliamo ricostruire o meglio costruire ex novo un nuovo, diverso, piu' corretto sapere, improntato alla verita' e non alla menzogna e alla manipolazione, dobbiamo disporci con animo sereno, ma nel contempo attento, rispetto a tutta la narrazione della storia così come ci e' stata propinata. Cominciamo magari con uno degli eventi piu’ dirompenti del racconto storico : una rivoluzione. Rivoluzione e’ un termini usato per parecchi eventi, molto spesso con diverse accezioni, qualche volta a sproposito, ma si intende in genere un sovvertimento di principi ed anche di modi di essere : c’è stata una rivoluzione industriale, una rivoluzione scientifica, una rivoluzione sociale, una rivoluzione politica, insomma un po’ chi piu’ ne ha piu’ ne metta; c’e’ stato anche chi ha, su questo tema della rivoluzione vi ha costruito una sorta di paradigma piu’ o meno ineluttabile come Thomas Kuhn con il suo saggio “la struttura delle rivoluzioni scientifiche”del 1962, che al di la’delle patetiche critiche di un ronzino del pensiero come Popper, resta a tutt’oggi l’analisi piu’ dettagliata e piu’ precisa della rivoluzione, limitata pero al cambiamento anche di opinione in campo scientifico: nell’accezione del presente articolo intendiamo dedicarci al concetto piu’ rappresentativo della rivoluzione con tanto di movimento di opinione e anche di masse, non scevro di episodi di violenza e di vero e proprio terrore : Indubbiamente la rivoluzione diciamo così canonica per questo tipo di immaginario collettivo e’ quella francese Anzitutto siamo proprio sicuri che la Rivoluzione Francese fu un moto spontaneo di rivolta, partito da un popolo vessato da leggi ingiuste e da un potere corrotto, inefficace e del tutto indifferente delle afflizioni provocate sulla stragrande maggioranza della popolazione ???? O piuttosto non fu un qualcosa provocato a bella posta proprio da quel ristretto gruppo di potere che anelava a raggiungere obiettivi più consoni alla sua posizione che da quattrocento anni andava consolidandosi come emergente ? stiamo parlando dell’avvento dell’eta’ dei Mercanti, così come postulata da Esiodo nel suo “Le Opere e i giorni” ma anche prospettata nei suoi esiti piu’ esiziali per l’umanita’, dalla cultura indu’ con l’ ulteriore avvento di una eta’ ancora piu’ buia : il Kali Yuga, che Esiodo definiva "l'eta' dei servi”. Ho detto che questi Mercanti io li chiamo soprattutto “bottegai” nel senso che l’instaurarsi di una cultura ove a dominare e’ il denaro con tutti i suoi meccanismi di scambio univoco e con le leggi che assegnano valore e appartenenza sono solo quelle di un enorme sconfinato mercato, non c’è piu’ posto per altri valori, quali la tradizione, il sapere, financo un certo tipo di comportamento e di trasmettibilita’ (la Cattedrale e la Cavalleria) che un tempo venivano invece scambiati. I depositari di questo tipo di potere vanno anche identificati con un progressivo affermarsi di una classe media che potremmo anche cominciare a denominare borghesia, che e’ andata formandosi proprio con il passaggio dall’eta’ dei guerrieri a quella dei mercanti, laddove l’elemento di distinguo e di unico valore e’ diventato il denaro e il suo scambio, quindi la societa’ e’ andata sempre piu somigliando ad una bottega.Come in ogni bottega che si rispetti c’è il padrone assoluto, quello che fa i commerci, compra vende e soprattutto guadagna ed uno stuolo di garzoni o servitori di diverso lignaggio: quelli che, per cosi’ dire hanno fatto carriera ed allora partecipano sia pure in modalita’ ridotta ai proventi della compravendita e quindi ne traggono relativi vantaggi e benefici (la classe dei politici, dei tecnici cosidetti esperti, dei comunicatori e specie coi tempi odierni praticamente la totalita’ degli addetti ai mass media, ovvero giornali, televisioni, social) ,e quelli invece mantenuti ad uno stato meramente esecutivo, di manovalanza (poliziotti, soldati ed anche la classe dei medici e degli addetti sanitari ). C’è da dire che questa suddivisione non e’ cosi’ precisa come indicato, spesso e volentieri una data categoria sociale sconfina nell’altra: anche se sempre nel libro paga delle elites commerciali v’e’ una grossa differenza tra un politico di livello governativo centrale ed uno di livello locale(per intenderci diverso un parlamentare, un ministro, da un sottosegretario in qualche comune di provincia così come differente e’ un Generale dell’esercito o della polizia da un semplice agente). Comunque sia, non al di sotto, ma di certo meno che mai al di sopra, di questa suddivisione sociale, si colloca la gran massa della gente comune, che non si identifica coi padroni, ma non si identifica neppure nei garzoni; e’ la gente che lavora, studia, discute, ma anche consuma, compra, ma solo marginalmente vende - e’ la gente che cerca dei valori alternativi alla mera pecunia, la gente che studia, fa cultura, ricerca, si informa, ma è anche la gente che persegue esclusivamente il proprio tornaconto, che se ne frega, che non vuole essere coinvolta, e che si limita a vivere e a consumare - ecco la parola magica per le elites, per i bottegai e quindi anche per i garzoni : consumare!!! questo e’ quello che conta in una eta’ contrassegnata dal termine di “mercanti” gente che consuma e che apparentemente non sembra partecipare del mercimonio in atto nel mondo moderno da quasi sette secoli – paradossalmente e’ proprio questa gente che come detto costituisce la stragrande maggioranza della popolazione mondiale - che e’ oggetto dello spasmodico contendere delle classi dominanti, e’ questa la gente verso cui sono sempre state indirizzate le grandi macchinazioni, tutti i falsi, tutte le montature, di cui il cammino della recente (si fa per dire) storia e’ costellato: così nel 1348, così nei regurgiti di gonfiatissime e pilotate pandemie nel corso dei secoli, ma così anche con le guerre, gli assedi, i colpi di stato, le alternanze di potere e soprattutto…..le rivoluzioni. Prima di andare a approfondire la piu’ famosa delle rivoluzioni, quella francese, cerchiamo di chiarire chi sono queste elites, questi mercanti o bottegai, che da così lungo periodo perseguono nel tentativo di dominare la gran massa delle popolazioni di tutto il mondo, instaurando quindi una sorta di dittatura del denaro che possa fungere da principio informatore della socialita’.Si e’ parlato molto degli ebrei come massimi rappresentanti di tale spirito commerciale e, trovandone anche la giustificazione a livello storico : estromessi da tempo immemorabile dalla effettiva conduzione di un proprio territorio o stato, essi sono andati vagando per i diversi stati nazionali spesso e volentieri osteggiati, discriminati soprattutto nell’esercizio del potere pubblico e quindi costretti a dedicarsi al commercio, all’usura, e a tutto quello che attiene il commercio. Subito dopo gli ebrei e’ stata messa in ballo proprio come entita’ sovranazionale, lo spirito delle cosidette Societa’ segrete, i Rosacroce, i Templari, gli Illuminati di Baviera, ma soprattutto la Massoneria, che rappresenta un condensato di tale spirito incentrato sul denaro, sul commercio, e sulla distinzione sociale solo sulla base del censo …molti massoni furono ebrei, ma non necessariamente, in realta’ vi furono insigni massoni anche tra i gentili, però la massoneria piu’ influente e’ sempre stata quella inglese. Come mai ? Semplice, definita da Napoleone Bonaparte la nazione bottegaia, l’Inghilterra e’ stata sempre una antesignana nel preferenziare meccanismi di compravendita nei suoi affari nazionali e internazionali fino a concedere con facilita’ dignita’sociale, prebende e titoli nobiliari proprio sulla base del riscontro economico, senza andare per il sottile in merito al come tale riscontro fosse stato ottenuto.(vedi il titolo di Sir concesso dalla Regina Elisabetta al pirata Francis Drake, che ha avuto innumeri esempi, fino ai nostri giorni ), quindi ovvio che una borghesia così solleticata dal potere politico, abbia fatto da battistrada in merito ad associazione che aveva come suo interesse precipuo quello di dilatare la sua influenza economica facendo appunto leva a fattori di censo. Nella prima delle pandemie considerata quella del 1348 ne’ ebrei ne’ inglesi hanno una rilevanza particolare, anzi per lo piu’ e’ l’area mediterranea coi suoi mercanti, banchieri emergenti, tipo i Bardi, i Peruzzi, i Datini, Chigi, i Medici, a dominare, per passare il testimone nel secolo successivo a Mercanti tipo tedesco, anseatico, e dopo l’apertura del canale americano, prima a spagnoli e Portoghesi, successivamente a mercanti olandesi, delle Fiandre e un po’ tutta l’europa centrale per vedere quindi nel corso del XVIII secolo l’affermarsi delle prime grandi compagnie commerciali inglesi strettamente legate al potere reale, e di cui probabilmente quella dei Rotschild /che ha tra l’altro diversificazioni extra insulari, e’ una che ha maggiormente colpito l’immaginario collettivo
martedì 29 ottobre 2024
sabato 5 ottobre 2024
LE SINAPSI DELLA DISTOPIA
Quante cose sono cambiate nei nostri cervelli a seguito di questi anni di distopia e relativo ritorno alla normalita' !? E non parlo solo di cose esterne, abitudini, comportamenti, convinzioni…. no! Parlo proprio di processi neuronali, sinapsi che si sono dovute sostituire con drammatica urgenza, e che hanno profondamente modificato cultura e conoscenza stesse, prese sia nei particolari che sulle generali e che sono state sottoposte ad un vero e proprio processo di revisione con tanto di ribaltamento. Una "res ex-tensa", per dirla alla Kant, che ha fortemente e irreversibilmente condizionato una "res in-tensa", fino a produrre, di fatto e di pensiero, una nuova entita’ di ragion-amento. La prima a passare a questa sorta di vaglio indotto e’ stata la cosidetta scienza, in particolare la medicina di cui si e’ toccato con mano l’inconsistenza e la sostanziale presupponenza e arbitrarita’ vieppiu’ aggravata dall’essere usata come strumento di paura e di controllo sociale da parte di una minoranza elitaria che si e' servita di un unico valore quello dello scambio commerciale fra mercati che ha come suo referente il danaro; un qualcosa che l’aveva ben definito Manzoni descrivendo una precedente epidemia quella del 1630 per lo scenario del suo famoso romanzo “I Promessi Sposi” : Cabala ordita per far bottega del pubblico spavento” Mentalità bottegaia dunque per capire matrice e movente di quanto il sociale umano va assimilando nel suo presunto evolversi, che corrisponde piuttosto ad un continuo inesorabile passaggio dal bene al male, dal perfetto, o quasi, ben precisato da tutte le antiche storie della tradizione delle civilta’ del mondo (nelle nostre contrade occidentali il Mito delle Quattro Età oro, argento, bronzo, ferro, in un costante deterioramento del vissuto, cui corrispondono i quattro Yuga della cultura indiana), Comunque sia non una evoluzione, ma una involuzione, un declino, una continua perdita di valori; si va da quella Eta' dell'Oro rappresentata dagli Dei , a quella dell'Argento dei Guerrieri, al Bronzo dei Mercanti, che io preferisco chiamare "Bottegai" e che sarebbe quella corrispondente alla Pandemia del 1348 e nella quale ci troviamo ancora sia pure in un ulteriore declino che caratterizza la Eta' del ferro che non e’ piu’ neppure un metallo puro, ma una lega , una mistura che informa la socialita’dei Servi, ovvero la quintessenza della decadenza e dell’abominio; i suoi prodromi sono la rivoluzione industriale di meta' del XVIII secolo e tutte le relativeemanazioni dovute al sempre maggiore tecnicismo e alla concentrazione dell'unico valore dominante nel pianeta : il danaro e la sua diffusione come valore di scambio, nelle mani di pochi oligarchi che come si sta dimostrando oggi, secondo decennio del terzo millennio, sono quanto mai intenzionati a fare di questi due fattori (strapotere economico e finanziario piu' virtuale che reale e esasperato tecnicismo a livello informatico/digitale) gli elementi su cui fondare il loro dominio sull'intero pianeta, che quindi sprofonderebbe dal bronzo al ferro, da mercanti evolutisi in magnati, ma sempre piu' concentrati e ridotti di numero, ad una pletora di stragrande maggioranza ubbidiente ai loro voleri, appunto in stato di servitu'. Per la verità c'è un terzo fattore da considerare, che non ha la caratteristiche di estrema modernita' dei due precedenti, ma anzi e' da riferirsi ad un qualcosa di quanto mai antico, atavico addirittura, correlato alla specificita' umana : la Paura. E' proprio attraverso la paura che tutte le classe dominanti di ogni epoca hanno fatto leva per tener soggiogate le masse, sempre i medesimi meccanismi accentuatisi con il passaggio dai Guerrieri ai Mercanti, ovvero dall'eta' dell'argento a quella del bronzo, come si dimostra dall'estrema virulenza con la quale e' stato perseguito il trapasso dalla coralita' medioevale, rappresentato dalla somma esperienziale delle Cattedrali, all'individualismo sfrenato della riproduzione dei codici, tipo quello pochissimo verificato dei classici antichi, tramite il tecnicismo della prospettiva, che inaugura sostanzialmente quella riproducibilita' delle esperienze che diverra' assoluta e permeante di ogni aspetto del sociale nel XX secolo.Come giustamente osserva Walter Benjamin nel suo "l'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilita' tecnica" la paura piu' assoluta e' stata sempre quella che riguarda la propria fisicita', ovvero un qualcosa che la minaccia, che la corrode, e cosa c'e' piu' della malattia che ha tali caratteristiche ? La malattia distrugge al salute e porta con facilita' alla morte, dunque e' sempre stata la maggiore fonte di frattura della sicurezza umana, ovvio quindi che le classi di potere abbiano sempre fatto incetta di tale fattore, magari moltiplicandolo a dismisura, diffondendola dappertutto, anche come semplice flatus vocis, non piu' semplice malattia, ma epidemia e addirittura pandemia , ovvero che riguarda tutto e tutti. Così gia' ai tempi della peste di Atene del 480 a,v. ovvero ancora in eta dei guerrieri e dell'argento laddove Tucidide rimarcava che non era la pestilenza ad uccidere gli ateniesi, ma la paura, paura opportunamente diffusa dai suoi nemici. Così, come fatto cenno, in quella del 1348 sfruttando i disagi e la miseria di continui stati di guerra e anche quella di una grande carestia degli anni precedenti che aveva spopolato le campagne e fatto inurbare le citta' fino al collasso, favorendo infezioni per sporcizia e comunanza (la celeberrima peste bubbonica non mortale pero', in quanto interessante solo affezioni dermatologiche dovute appunto a carenze igieniche e sovrappopolazione in contesti limitati) , in verita' la peste passata alla storia come falcidia di intere citta' e popolazioni, fu quella aerea, cioe' riguardante i polmoni e l'apparato respiratorio,che e' spiccicata a quella spacciata, ai giorni nostri come covid - e questo come fa notare l'unico vero medico apparso dopo Ippocrate, Rick Geerd Hamer: perche' le affezioni polmonari e bronchiali sono in stretta dipendenza di uno stato di paura.Così a Roma nel famoso Sacco del 1527 operato dai Lanzichenecchi, dopo uno stato di grande disagio e indigenza - fase attiva simpaticotonica dell'affezione secondo le Leggi di Hamer- puntuale la fase vagotonica di riparazione o passiva, ovvero la malattia in tutta la sua virulenza per riparare appunto un grande stato di paura. Lo stesso dicasi per tutte le altre epidemie e pandemie, sempre a monte uno stato di estremo disagio, miseria, guerra, assedi, cattivita' e quindi paura messa subdolamente in atto da chi persegue determinati scopi di dominio. Ieri come oggi, sempre il medesimo meccanismo
giovedì 3 ottobre 2024
LA RETORICA DELLE ORIGINI
Una delle maggiori necessita' dell'essere umano e' risalire alle origini : origini di se' stesso, delle cose del mondo, dello stesso mondo e dell'universo, quindi della vita e anche di una origine di cio' che ha indotto la ricerca: una origine della esigenza di ricercare una origine Be' per questo sembrerebbe sufficiente ricercare una origine della coscienza che e' quella funzione che ci ha consentito di utilizzare un analogo metaforico in grado di formulare una simile domanda. Ma ecco che la funzione non ce la fa, la metafora non e' sufficiente, condensare significati non basta, occorre trascinare significanti e dunque c'è bisogno di una metonimia da giustapporre alla metafora: costruire una composita retorica che sia della coscienza, ma anche dell'inconscio . In altre parole puo' essere ricercata una origine dell’inconscio, proprio in parallelo e in concomitanza con l’origine della coscienza!? Nessuno, nè Freud e neppure Julian Jaynes che ha scritto il piu' esauriente saggio sulla origine della coscienza, lo ha mai preso in considerazione. Eppure pensiamoci un pò sopra: se la comparsa dell’analogo-io, ovvero una evoluzione della specializzazione delle commissure cerebrali dell’emisfero sinistro ha consentito all’uomo di porre se’ stesso in relazione agli eventi, narratizzare cioè la sua presenza senza bisogno di attendere la voce che gli dicesse come comportarsi e sbrogliarsela da solo, non era certo plausibile che tutta la corrispondente parte dell’emisfero destro, quella che fino a poco prima era deputata appunto alle voci allucinatorie selezionate previa la somma delle esperienze e una ottimizzazione dei comportamenti più adattivi alla bisogna, si ritirasse così, in un mutismo senza alcuna funzione; la prima parte dell’istanza contenuta in quella originario archetipo/cambiamento, l’apparizione stessa della vita in un ambiente inanimato e totalmente indifferente, era stata assolta grazie proprio a quella stretta collaborazione tra linguaggio articolato fondato sulla condensazione di un significato ovvero la metafora, e in correlazione di un linguaggio allucinatorio prescrittivo, fondato invece sul continuo trascinamento di prescrizioni, quindi sulla metonimia, con compositi meccanismi di innesto proprio sul contesto di tale ambiente da piegare all’ adattamento, ma ricordiamo che l’anelito contenuto dall’apparire della vita non era limitato al semplice mantenimento di uno status quo: questo una volta raggiunta una evoluzione che consentisse all’uomo di camminare con le proprie gambe, ora lasciava aperta tutta la seconda istanza, quella dell’anelito al ritorno da dove era venuta, cioè il “de-sidera”. Che cosa è il desiderio? il fior fiore dei maggiori pensatori di ogni tempo hanno sempre cercato di dare una riposta a tale quesito, la più plausibile l’ha data lui il solito Freud e anche nominalmente è al di là del piacere contestuale, che lui stesso in una precedente formulazione teorica aveva elevato a principio. Però a rigore, se per la coscienza possiamo parlare di una origine caratterizzata da quel particolare analogo che non si appunta più su cose esterne all’individuo, ma dentro di sè e ne narratizza il suo essere in situazione, per quella parte che ne forniva voci allucinatorie e prescrittive, si tratta non di una condensazione dall’esterno all’interno, ma bensì pur sempre di un trascinamento di significato, che dopo aver esaurito tutte le sue possibilità di cooperazione con la parte della mente deputata all’adattamento all’ambiente, ora torna indietro, come la sonda del Voyager nel film Star Treck, alla ricerca di dov’è venuta e cioè quel “de-sidera” che informa il desiderio. Possiamo quindi ragionevolmente sostenere che più di una origine si tratta di una anelito di ritorno, un recupero, una coazione a ripetere, che assume tutte le forme che il linguaggio articolato, il nominare le cose, non è assolutamente in grado di coprire, quindi diciamo che è una ristrutturazione, un restauro, proprio come un antico monumento, le cui parti nel corso del tempo si sono piegate ad accogliere altre funzioni, perdendo quella sua precipua ( un antico tempio adibito ad abitazione, l’oro della cupola del Pantheon per il baldacchino di San Pietro, etc) di quella parte che per lungo tempo si è piegata ad altre funzioni, ora con il procedere ed anche l’esaurirsi della sua funzione di aiuto, fa ritorno alla sua specifica essenza: occuparsi del desiderio, senza gli orpelli dell’adattamento all’ambiente più o meno ostile. Ma il desiderio non è un qualcosa che la coscienza può spassionatamente contemplare, per essere veramente de-siderio non deve avere gli imbrigliamenti della necessità, non può soggiacere nè alla logica della coscienza, nè agli stessi meccanismi del parlato, i suoi strumenti sono imprevedibili, fuori di ogni schema e hanno come referente tutto l’organico mente/corpo dell’unità biologica uomo; il desiderio sfugge ad ogni catalogazione, non si piega ad alcuna necessità, è del tutto casuale ed è sempre di difficile comprensione per la parte cosciente del cervello allocata nell’emisfero sinistro, essendo completamente allocata nella parte destra, e alla quale, come è stato fatto cenno, è stata data, non troppo tempo fa, la denominazione di incoscio, è , riflettiamoci un po’, molto molto simile a quell’Eta’ dell’oro, dove non vi è neppure un chiaro distinguo tra uomini e dei, e su tale rapporto ci si può mettere di tutto: la fantasia, la necessità, lo stress, il desiderio. Un tempo primordiale era un tutt’uno e non era dato distinguere neppure se alla voce allucinatoria e prescrittiva corrispondesse una immagine, ma ora che l’uomo è pervenuto alla coscienza, e alla suddivisione ben marcata di un diverso funzionamento degli emisferi cerebrali, l’inconscio non è tutto desiderio, così come il desiderio non è tutto inconscio, ma solo una metà, la metà che trova luogo in un solo emisfero cerebrale, quello destro, e che rappresenta la parte di essenza contenuta all’atto del turbamento vita, (la cometa, il frammento di spirale, l’energia primordiale) la parte di “nostos”, di ritorno, ma non quella di mantenimento, di permanenza nel proprio stato. De-siderare è quindi un volere a metà e precisamente quella metà di impulso insita nell’atto dell’apparire della vita in un contesto di preesistente inanimato, e in quanto metà si era giustappunto allocata solo in una metà del cervello, l’organo che in una incalzante evoluzione aveva avviato una sempre maggiore padronanza del pianeta ospitante: una volta che quella parte sinistra deputata al linguaggio articolato e quindi ai suoi precipui strumenti: la metaforizzazione di tutti i significati con costruzione di analoghi fino a quell’analogo io che non era più rivolto all’esterno, ma all’interno di sè e quindi non aveva più bisogno del supporto della parte destra operante invece per trascinamento di significante e quindi per metonimia, assistiamo sia alla origine della coscienza sulla base del linguaggio, ma assistiamo anche, se non ad una origine perlomeno ad una ristrutturazione su base restaurativa dell’istanza di ritorno da dove quell’energia derivava...non solo il linguaggio articolato, ma tutta una serie di strumenti/messaggio impregnati di emozionalità proprio come erano le voci allucinatorie quando entrambi gli emisferi cerebrali erano in cooperazione : in altre parole, oramai libero da orpelli, l’emisfero destro poteva sviluppare autonomamente la propria specifica vocazione, non il mantenimento, ma il ritorno e lo faceva non solo con le voci, ma con tutta la serie di strumenti che erano alternativi proprio al linguaggio articolato ed in una maniera del tutto sradicata da necessità contingenti, ma in una apparente casualità, che soggiaceva solo a quell’istanza di desiderio in senso lato cui la coscienza solo con grande difficoltà e facendo leva non sui suoi strumenti prettamente logici, poteva genericamente e fumosamente pervenire. E’ la strada dei sogni, delle fantasie, delle intuizioni, dei mancati e di ciò che è rimosso, di tutto quello cioè che la coscienza ha trascurato, negletto, quasi ignorato e che trova sempre nuove modalità d’espressione, perlopiù relegate dalla coscienza a stranezze, a scarti del suo fluire. Tutto ciò va a confluire non in una conoscenza, ma in una emozione desiderante, quale si rivela ad una analisi dettagliata la prima di quelle Età del mondo che stiamo sottoponendo a verifica, passando in rassegna, tutti gli strumenti della ragione, della speculazione intellettiva anche dettata da istanze di modernità (quali possiamo ascrivere la psicoanalisi, la fisica quantistica, lo sviluppo di avanzatissime tecnologie), ma anche della tradizione e delle più antiche credenze che si ripresentano in uno dei nostri famosi integrali sui cammini In altre parole : l'origine dell'inconscio trova il suo spazio/tempo nella Età dell'Oro, quella a cui l'umanità da tempi immemorabili tende a ritornare. Abbiamo parlato di inconscio e di coscienza, di origine e di percorso, di mito dell'eterno ritorno e di Età dell'oro, rimarcando in questa sorta di multi integrale sui cammini, l'interesse emozionale che possiamo anche denominare "desiderio" il desiderio da sempre sotteso a tali argomenti, che ha caratterizzato l'anelito di una umanità alla ricerca di quel Paradiso perduto che non ha mai potuto ritrovare, ma solo postulare. Ricerca impossibile forse perchè non si è mai avuta la elasticità mentale, la spregiudicatezza di tentare un nuovo cammino, non uno stato con le sue parti e particelle e neppure un flusso necessariamente in avanti (la discutibile evoluzione), ma forse entrambi come in quel principio di indeterminazione di Heisenberg o in quell'equazione d'onda e il suo collasso di Schrodinger, come il famoso esperimento sulla "doppia fenditura" e la celeberrima Teoria della relatività di Einstein, sia "ristretta" che "generale" . Freud, Jaynes, la nutrita schiera dei fisici quantistici, e vari mistici, studiosi, profeti, ci accompagnano in questo cammino la cui localizzazione iniziale o anche finale , a sugello del principio archetipico dell'Uroboros, accetta sia le suggestioni di Cantor e dei suoi insiemi ed anche quelle di chi chi a tali insiemi ha dato l'essenza di "infiniti" individuando il meccanismo simmetrico ma di trascinamento dell'inconscio (Mattè Blanco = l'inconscio come insiemi infiniti). Ecco quindi che abbiamo fatto ritorno a quell'età dell'oro postulata dalla tradizione, di cui azzardiamo l'ipotesi che gli dei , sottesi a tale età, potrebbero ancora abitare lì, funzione auditiva vestigiale non spaziale ma neppure temporale (le voci), che da forse troppo tempo non ci parlano più: come giustamente osservava Lacan "l'inconscio non parla più, si limita a dire sempre la stessa cosa: ripete! " e perchè non parla piu'? semplice ....perchè non è più capito: la coscienza , l'analogo-io non sono atte a comprenderlo, per capire bisogna cambiare punto di riferimento ed un buon inizio potrebbe essere quello di ripercorrere tutto il cammino (l'integrale di Feynman, ricordate!? che contempla anche la possibilità di arrivare alla Galassia di Andromeda e fare ritorno)
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