Ho deciso di condividere su questo Blog al femminile de La passeggiata delle cattive, fatti e persone con portamenti e storie che enfatizzino giustappunto il femminile, modificandone magari un tantino il testo da uno degli altri blog di mia fattura . Così se nel precedente post avevo scelto Edy Lamar un po' per la bellezza, un po' per la intelligenza, un po' per i suoi correlati da una parte con il Cinema dall'altra con la Fisica quantistica, nel presente si prende in esame Elisabetta di Baviera, Regina,Imperatrice rimasta famosa come Sissi. A lambire, solleticare entusiasmo, interesse e persino una forma di estasi non sono solo opere d’arte, romanzi, quadri, musiche , film,…. qualche volta capita che una persona umana ci si avvicini particolarmente: con la sua presenza, con il suo pensiero, con il suo comportamento, con il suo stesso essere e anche con il suo non-essere: persone a volte importanti, si che il loro esempio e’ entrato a far parte di quel cosiddetto “immaginario collettivo”, come… ecco la mitica anche se realissima Sissi, ovvero Elisabetta di Baviera, poi Imperatrice, sulla quale sono stati fatti una pletora di libri, biografie e famosi, anzi famosissimi film come quelli con protagonisti la deliziosa Romy Schneider. Elisabetta, detta Sissi era la figlia del Duca Massimiliano di Baviera della famiglia dei Wittelsbach, un nobile un po’ sui generis, che poco si occupava della vita di corte e preferiva vivere semplicemente tra cacce, donne, bevute e grandi mangiate soprattutto nella sua residenza estiva di Possenhofen, una tenuta cui Sissi era cresciuta e che le era molto cara. Anche la madre Lodovica faceva parte della famiglia Wittelsbach, ma era la figlia del Grande Elettore Massimiliano, che poi divenne Re e quindi apparteneva al ramo principale della famiglia Reale, quindi a rigore era di un livello più elevato del marito; era tra l’altro sorella dell’arciduchessa Sofia, la madre di Francesco Giuseppe destinato a divenire Imperatore, ma anche lei come il marito non fu mai attratta dalla vita di corte e preferì sempre una vita casalinga e semplice. La nostra Sissi, cresciuta in questa atmosfera, diciamo così molto poco formale e per nulla attenta a etichette e costrizioni, sviluppò pertanto un carattere libero, spensierato, disinvolto, amante della natura e delle cose semplici e per di più con un animo sensibile e in linea coi tempi, assai romantico. A quattordici anni si innamorò di uno scudiero del padre, ma ovviamente essendo il ragazzo di basso lignaggio venne allontanato dal palazzo, cosa che nell’animo gentile della fanciulla produsse un effetto sconvolgente, aggravato dal fatto che poco dopo quegli morì. Comincio così a scrivere strazianti poesie sul suo amore sfortunato e a manifestare i tratti di quella melanconia e insoddisfazione che l’avrebbero accompagnata per tutta la vita. L’amore per la natura, la semplicità, la relativa libertà di cui godeva pur essendo di famiglia nobile, imparentata con Re e Imperatori, si coniugava quindi ad una sensibilità particolarissima, alimentata da una letteratura struggente di quella metà del secolo, mentre andava facendosi sempre più evidente una ulteriore caratteristica che avrebbe giocato una parte di primaria importanza nella sua vita: l’avvenenza. Crescendo difatti la giovane duchessa andava facendosi sempre più bella: era altissima per i suoi tempi, un metro e settantadue centimetri, ovvero una misura che pochi uomini raggiungevano, i capelli lunghissimi, il fisico temprato dalle scorrazzate all’aria aperta, le cavalcate, e tale avvenenza doveva giocare una parte di rilievo quando la zia Sofia aveva deciso di dare in moglie sua sorella Elena, al proprio figlio Francesco Giuseppe che per una serie di circostanze era asceso nel dicembre del 1848 al trono Imperiale d’Austria. L’Arciduchessa Sofia aveva deciso di far incontrare i due ragazzi a Ischl residenza estiva dell’imperatore, durante la festa di compleanno di quest’ultimo e annunciare pubblicamente il loro fidanzamento, ma la mamma aveva portato con se’ anche Elisabetta, nella speranza di strapparla alla malinconia nella quale era sprofondata, con la vicenda del suo sfortunato amore, e anche con l’intenzione di vagliare un suo possibile fidanzamento con Carlo Ludovico, fratello minore di Francesco Giuseppe. La duchessa Ludovica e le figlie arrivarono a Ischl il 16 agosto 1853, ma dal primo incontro che le due ragazze ebbero con l’illustre cugino, quest’ultimo non ebbe occhi che per la giovane Sissi e il giorno dopo annunciò alla madre che lui non avrebbe sposato nessun altra che lei. Anche se Sofia avrebbe preferito di gran lunga la più matura e meno ribelle Elena, dovette acconsentire al volere del figlio e chiedere alla sorella la mano della figlia più piccola; la cosa che portò un grosso sconcerto in tutti e principalmente in lei la giovane Sissi, del tutto ignara dell’effetto che aveva prodotto sull’illustre cugino e che era frastornata da quanto era andato succedendo in quei giorni, ma che alla fine poteva riassumersi nella frase che ebbe a pronunciare “non si può dire di no all’Imperatore d’Austria!”, però per lei non sarebbero stati le rose e i fiori, che il viaggio in battello sul Danubio con le popolazioni festose lungo il greto a salutarla, ammaliate dal suo fascino fresco e rigoglioso di bellissima ragazza di 16 anni, suggerivano a mò di incarnato da fiaba; difatti l’austerità e i formalismi della Corte Asburgica, accentuati e come coagulati nella rigidissima presenza della zia suocera, l’arciduchessa Sofia, avrebbero finito per renderle la vita impossibile. Ed è proprio in tali difficoltà e sofferenze che viene fuori la Sissi come ci è stata tramandata, inquieta, sempre alla ricerca di un qualcosa che potesse lenirle la noia, la sofferenza, le umiliazioni. Insomma un ben diverso quadro della fiaba con cui tutto era cominciato e la vita non le avrebbe risparmiato nulla: la depressione, la malattia, le controversie, sempre colla suocera sull’educazione dei figli, la primogenita morta, il cugino il famoso Ludwig Re di Baviera, prima quasi impazzito e poi morto in circostanze misteriose, forse nell’ottica dell’unificazione della Germania dopo la guerra del ’70, la perdita di numerose fette di territorio imperiale, dopo la guerra del ‘59 e dopo quella del ‘66, il cognato Massimiliano ucciso in terre lontane e quasi a compendio, la tragedia dell’unico figlio maschio, Rodolfo, erede al trono, morto, forse suicida, a Mayerling assieme alla sua amante la contessa Maria Vetsera, e comunque in circostanze che non sono state chiarite neppure oggi. A tutte queste contrarietà aveva sempre fatto fronte non perdendo mai quella sua disposizione verso l’estasi, verso il sublime, il bello…, anzitutto nella sua persona, che a parte i denti che come aveva rimarcato la suocera fin dal suo primo incontro “non erano sani” , manteneva in maniera fantastica, colla vita aperta, le cavalcate, perfino la ginnastica, che faceva ogni mattina, disponendo che in tutte le sue residenze, fossero apparecchiate spalliere, funi, pesi, anelli e altri attrezzi per l’esercizio fisico. Abbiamo detto che era alta 1,72 e per tutta la vita non era pesata mai più di 50 chili, e gli sforzi per non perdere mai tale caratteristiche non avevano mai subito flessioni o dimenticanze: dormiva con i fianchi avvolti in panni bagnati per mantenere la snellezza del punto vita e faceva uso di maschere notturne a base di fragole e carne cruda, faceva bagni caldi nell’olio di oliva e seguiva un rigidissimo regime alimentare; le occorrevano ore per vestirsi perché gli abiti dovevano cucirgliersi addosso si da far risaltare al massimo appunto la sua figura: la sola allacciatura del busto, necessaria a ottenere il suo famoso vitino da vespa, richiedeva spesso un’ora di sforzi. Ma la parte del corpo dove raggiungeva il parossismo erano i capelli, che portava lunghissimi fino alle caviglie: Il loro lavaggio era eseguito ogni tre settimane con una mistura di cognac e più di 30 uova e quotidianamente per acconciarli ci volevano non meno di tre ore. Abbiamo elencato le sue manie a livello personale e della cura del suo corpo, ma Elisabetta era parimenti una cultrice del bello anche nelle altre persone; grazie al suo ruolo di Imperatrice aveva inviato richieste ai regnanti di tutta Europa e anche extra Europa, che le procurassero foto di giovani e giovanette di particolare avvenenza, di cui aveva una collezione smisurata. Un altro fattore che aveva per lei una importanza straordinaria era l’Ungheria. Nel 1867 era stata, assieme al marito, incoronata Regina di Ungheria e si era presentata alla festa dell’inaugurazione nel costume tradizionale ungherese, facendo perdere la trebisonda a tutti gli orgogliosi nobili del luogo, in particolare al conte Gyula Andrassy, orgogliosissimo patriotamagiaro, che aveva militato con Kossuth durante le guerre nel ‘48 e ‘49 ed era stato condannato a morte dall’Austria nel 1851, e per questo essendo un uomo estremamente affascinante era stato soprannominato “le beau pendu” . Nel ‘57 era stato graziato e 10 anni dopo con la costituzione della Duplice monarchia era diventato primo Ministro ungherese del Regno d’Ungheria e anche accreditato di una relazione proprio con la Imperatrice (le malelingue dicevano che l’ultima figlia di Sissi non fosse di Francesco Giuseppe, ma sua). Sissi non era nuova a queste dicerie, una volta in incognito aveva partecipato ad una festa in maschera e fidando proprio sulla sua non riconoscibilità, aveva flirtato con un cavaliere, lasciandolo nel dubbio se avesse avuto o meno a che fare con l’Imperatrice. Di certo Sissi si era presa, diremmo oggi, una cotta, per l’Ungheria, le sue tradizioni, i suoi pittoreschi costumi, le rutilanti uniformi degli ufficiali, la lingua difficilissima che aveva imparato alla perfezione, e la sua residenza di Godollo era diventata il suo luogo d’elezione. Anche in questo era controcorrente alla tendenza generale di tutti gli Asburgo, in sommo grado dell’Arciduchessa Sofia, ma anche dello stesso Franz Joseph, che detestavano gli ungheresi considerandoli infidi, e però in qualche modo l’aveva trasmessa al figlio Rodolfo che difatti sembra proprio che gli Ungheresi nel 1888 gli avessero offerto di diventare Re di Ungheria, e tale fatto anche se lui non aveva accettato per non creare uno scisma in seno all’Impero, potrebbe benissimo essere addotto al misterioso suicidio di Mayerling, che potrebbe non essere stato un suicidio, ma un tentativo del Governo di Vienna di scongiurare una volta per tutte un tale pericolo. In conclusione abbiamo visto che tipo di donna fosse Elisabetta di Baviera, la celeberrima Sissi, un donna avanti nei tempi di oltre cent’anni e anche come pensiero, come idee, non era da meno.Democratica e libertaria ante litteram, anti clericale con concezioni che potevano benissimo essere considerate proto comuniste, era contrarissima ad ogni forma di monarchia e persino di aristocrazia; più volte aveva asserito che le plebi avrebbero dovuto cacciare tutti i regnanti e il suo desiderio più ardente era che il marito abdicasse e andassero a vivere in qualche luogo appartato. Era insomma l’antitesi stessa della concezione di monarchia ereditaria, l’antitesi anche di quell’Impero multietnico di cui si ritrovava ad occupare il nome e il ruolo di Imperatrice. Eppure paradossalmente per una strana ironia della sorte, doveva finire la sua vita proprio come simbolo e come vittima di quel tipo di potere che tanto detestava, uccisa da un anarchico talmente disperato che non avendo i soldi per acquistare un pugnale, si era fatto affilare una lima da un ferraiolo e con quello sulle rive del Lago di Ginevra aveva inferto il colpo mortale al cuore dell’oramai anziana Imperatrice. Paradosso e controparadosso, come al solito nelle cose della vita: Sissi moriva come vittima di un tipo di mondo che andava scomparendo, eppure l’anarchico che l’uccise, aveva realizzato il suo desiderio più profondo “morire improvvisamente, rapidamente e se possibile all’Estero” come aveva scritto nel suo diario poetico, pubblicato giusto cent’anni dopo la sua morte nel 1998. Sissi la bellissima, la quintessenza di un’es-tasi, che andava oltre il suo tempo e che ancora oggi suscita emozioni inusitate, velate anche di quel “avrebbe potuto essere…” che è parte essenziale di ogni Mito, Sissi di cui innumerevoli sono stati gli scritti su di lei, i film, le mini serie televisive, ma che forse con maggiore incisività è stata interpretata dalla attrice Romy Schneider, per via anche di una certa associazione di percorso esistenziale, segnato da gioia, bellezza, estasi, ma anche da grandi tragedie: certamente nei film degli anni cinquanta dove si vede la spensierata ragazzina nell’incantata atmosfera della giovinezza e di un amore da fiaba con tanto di Principe azzurro (altro che Principe, un Imperatore sa pure di poco più di 20 anni!), ma anche nel film di Visconti Ludwig, dove sempre lei Romy Schneider tornava ad interpretarla, ma con tutto il fascino di una splendida maturità, vestita di scuro accanto ad un Helmut Berger che interpretava a sua volta il Re folle Ludwig di Baviera, quello che lei chiamava “mon beau cousin”
sabato 2 aprile 2022
LA PIU' BELLA DEI QUANTI
Ho letto tutti i libri di Gabriella Greison, mi piace quel modo di raccontare una tematica ostica come la fisica quantistica con la verve di un romanzo tra il biografico e l'avventura. Se poi si passa a trattare di donne, che magari avevo conosciuto per tutt'altre peculiarita' come Hedy Lamar che giustappunto nel libro della Greison "Sei donne che hanno cambiato il mondo". figura al fianco nientemeno che di Madame Curie (le altre quattro sono famose solo per gli addetti ai lavori).. eh bhe allora le cose si fanno davvero intriganti; Ho gia' scritto sul mio blog principale un articoletto sulla straordinaria vicenda di Hedy Lamar, una delle piu' belle donne di ogni epoca e famosissima attrice anche rispetto alla storia del cinema in quanto essere stata la prima donna ad apparire completamente nuda nel film Ecxtasy del 1932 giustappunto lei l’austriaca che non si chiamava ancora così ma Hedwig Kiesler, classe 1914, quindi all’epoca dei fatti poco più che diciottenne essendo nata verso la fine dell’anno, e il film uscito nelle sale, ovviamente con enorme scalpore per tale particolarità, nel febbraio del 1933. Oltre ad essere una bellissima fanciulla che per la straordinaria avvenenza, era già stata scelta per piccole parti in film anche di un certo livello e lei stessa aveva seguito dei corsi di recitazione, forse influenzata da una giovanile passione per un altrettanto giovane promettente attore Wolf Abach-Retty, che guarda un po’, era il futuro padre di Romy Schneyder., era anche un fenomeno nella matematica ed era stata ammessa a 16 anni alla universita' di ingegneria di Vienna; in verita' gia giovanissima condividevano in lei queste due peculiarita' : estrema avvenenza ed estrema intelligenza. Nello stesso periodo a 16 anni era apparsa a seno nudo in su di una famosa rivista tedesca e poco dopo veniva selezionata dal famoso regista teatrale Max Reinhardt, per lavorare in teatro a Berlino: sembra che Reinhardt sia rimasto letteralmente abbagliato dalla ancora Hedwig Kiesler definendola “la ragazza più bella del mondo” Queste le premesse per la scelta del regista ceco Gustav Machaty di affidarle la parte di protagonista nel film Estasi, cui da tempo ne stava elaborando la sceneggiatura, attratto dalle possibilità del mezzo cinematografico di enfatizzare le possibilità espressive del corpo femminile. C'era stato un precedente in un film da lui girato nel 1929 dal titolo Erotikon, ma che ora con una interprete di tal fatta, avevano concretissime possibilità di divenire esplosive (come in effetti doveva puntualmente accadere). Il film girato tra Vienna e gli stabilimenti Barrandov di Praga,
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la Terrazza di Barrandov a Praga nel '32 |
più alcune trasferte in Alta Boemia e nei Carpazi, ha una trama esilina: una giovane donna sposata ad un uomo più anziano, ricco e volgare, in preda a disperazione fa ritorno nella casa paterna e a contatto colla natura, tra i boschi, nell’acqua di un laghetto che sono di enfasi ad una riscoperta del suo corpo, sul quale il regista ovviamente indugia, ritrova anche la passione, nelle vesti (e non vesti) di un giovane di passaggio con il quale passa ore d’amore (e anche qui il regista non smette di indugiare...); Il seguito, del marito che si suicida e lei che rinuncia all’amante, lo fanno anche piuttosto manierato e convenzionale, ma quel corpo di lei, nudo tra le foglie e mollemente adagiato sulle acque, si imporra’ nell’immaginario collettivo di tutto il mondo, con riflessi che non si sono spenti neppure oggi. Il film, come detto sollevò un enorme scalpore, con le solite indignazioni e proibizioni, però c’è da dire che nell’Italia fascista ove sulle prime era stato interdetto, poi su pressioni di persone intelligenti, che non mancavano nel Regime, Balbo, Ciano figlio, Bottai, Freddi, venne presentato al Festival di Venezia del 1934. La bellissima ragazza austriaca si trovò di colpo proiettata ai fasti della fama; quelle scene di nudo solleticavano i pruriti di gran parte della società internazionale dell’epoca e ci fu anche chi vi trovò analogie con il romanzo di Lawrence L’amante di Lady Chatterley uscito 5 anni prima, anzi per la verità Henry Miller ci scrisse su un saggio; ma come spesso accade un risultato così eclatante ha spesso delle ripercussioni: sposatasi infatti con un industriale miliardario mercante d’armi Fritz Mandl, che per molti versi poteva ricordare proprio la vicenda del film, questi cercò di acquistarne tutte le copie del film in circolazione per distruggerle e conseguentemente proibire alla moglie persino di nominarlo, quel film. Questo matrimonio con un industriale che aveva contatti con tutte le fabbriche d’armi e anche con nazisti e fascisti e che imponeva alla moglie un ritiro quasi monacale, come a contrapasso della vicenda di quella sua scandalosa interpretazione rappresenta come una parentesi buia della vita di Hedy, eppure doveva rivelarsi l’occasione per sviluppare quel diverso aspetto della personalità dell’attrice che diverrà predominante negli anni della guerra. Mandl difatti la teneva alquanto segregata, in un lussuosissimo Castello e boicottava la sua prosecuzione dell’attività di attrice, ma essendo una bellissima donna, anzi quasi per antonomasia la più bella del mondo, ben volentieri la presentava ai suoi amici industriali e anche a importanti gerarchi dei sopracitati Regimi: Goering, Goebbles, Ciano..., addirittura si sono fatte illazioni che nel Castello/prigione dove la coppia viveva, non era improbabile di vedervi Hitler e Mussolini. Cosa di gran lunga più importante è che oltre a tali personaggi, la residenza dei coniugi Mandl era anche convegno per scienziati, ricercatori di nuove tecnologie belliche, fisici, inventori, e siccome il marito, come un diadema da mostrare a tutti, la portava sempre con sé, ecco che lei l’immagnifica cui tutti, anche il più arcigno dei professoroni, non poteva, sia pure per un attimo, non pensare a quelle scene del laghetto e in mezzo alle frasche, si ritrovava in riunioni dove si parlava di tematiche innovative, segretissime, di cui nessuno, il marito per primo, poteva immaginare che lei ci capisse qualcosa. Ricordate all’inizio della biografia? : ragazza austriaca bellissima, ma anche quel “brillantissima” studentessa di ingegneria? ebbene c’era molto di vero in quell’epiteto: allieva della scuola di ingegneria a soli 16 anni, aveva sostenuto qualche esame dove il commento unanime dei professori era stato “di un’intelligenza straordinaria, addirittura eccezionale”, sicchè ecco che a quelle riunioni, tra quei commenti, le formule, i calcoli matematici, non è che lei fosse, come tutti credevano una bella statuina, lei incamerava dati, nozioni ed era perfettamente in grado di trarre qualche conclusione, come di lì poco avremo modo di constatare, quando stufa di quella dorata prigionia, stufa del marito e anche sempre più inquieta per l’ascesa di Hitler, che per lei di origine ebree, non era certo rassicurante, aveva fatto nel 1937, una vera e propria fuga a Parigi dove il produttore Louis.B.Mayer che era in Europa in cerca di nuovi talenti, la convinse a trasferirsi in America e a cambiare il nome in Hedy Lamarr.Ovviamente, con quel po’ po’ di curriculum (il primo nudo della storia del cinema) era la professione di attrice lo specifico ove orientarsi e Hollywood le riservò un’accoglienza piuttosto lusinghiera, offrendole da subito parti in parecchi film e con attori di grosso calibro (Clark Gable, Spencer Tracy, James Stewart, etc.) Però una volta assicuratasi successo e fama, le tornarono alla mente tutti quei discorsi carpiti in casa Mandl: in particolare aveva attratto la sua attenzione un metodo che alcuni scienziati perseguivano, di teleguidare ordigni e contrastare i segnali trasmessi da un nemico per bloccare i segnali radio per il telecontrollo ad esempio di un siluro. Complicatissimo, ma lei aveva il potenziale non solo per capire a cosa si alludeva, ma anche di studiarci sopra ; tra un film e l’altro, tra una ripresa a Hollywood e anche con la mobilitazione della comunità austriaca e tedesca di Los Angeles contro il Nazismo e a favore di un’entrata in guerra contro la Germania, che il regista Ernst Lubitsch andava organizzando e che comprendeva parecchia gente dello spettacolo, di origine europea come Marlene Dietrich, ma anche statunitense come Clark Gable e Carole Lombard (quest’ultima morirà proprio nel corso di un suo giro propagandistico per tale scopo). Hedy era si intelligentissima e un ex portento negli studi di ingegneria, però pur sempre una dilettante per evoluta che fosse, le mancava quel tocco in più, che anche a questo tipo di ricerche, necessita per passare dalla formulazione a qualcosa di realizzabile: un qualcosa di artistico, di quasi magico, di estremamente fantasioso, ecco tipo un’armonia musicale, Mozart, Beethoven, Stockausen, Varese, magari un semplice Gershwin, e difatti è proprio in ambito musicale che trovò il suo compendio: il compositore d’avanguardia George Antheil, che era anche stato molto vicino al movimento surrealista. Insieme i due idearono un sistema che si rifaceva a quel progetto di un modo di criptaggio delle comunicazioni via radio, che in mare poteva indirizzare, ma anche intercettare, i siluri dei sommergibili. Hedy e Antheil svilupparono un prototipo di criptaggio dei messaggi radio tra centro di controllo e siluri, per far si che non potessero essere intercettati, basato sulla tastiera del pianoforte ove ogni tasto produceva un segnale ad una data frequenza e solo seguendo un codice che era una sorta di armonia era possibile controllare la traiettoria del siluro. I due iniziarono una serie di contatti con il National Inventor's Council fondato nell'agosto 1940 su impulso del Presidente Roosveelt nell'ambito della mobilitazione industriale in vista di una guerra e elaborarono via via delle modifiche sempre basandosi su osservazioni di tipo musicale, quale ad esempio una versione tecnologica della banda perforata che si usa nella pianola meccanica, che permetteva una rapida variazione di frequenza, di nuovo il modello del pianoforte con i suoi 88 tasti, e quindi 88 frequenze, che in seguito verrà denominata"Frequency-Hopping-Spread Spectrum". L'11 agosto 1942 ai due veniva concesso il brevetto n. 2.292.387, ma l'Inventor's Council non era propenso ad accettare un dispositivo bellico inventato da una diva del cinema, per di più austriaca, e un compositore di musica. Era ancora il tempo delle valvole termoioniche (i transistor sarebbero arrivati solo anni dopo), così il progetto fu bocciato dalla Marina USA, che ritenne impraticabile l'installazione a bordo di un siluro di un simile meccanismo. I due presentarono un secondo progetto questa volta in ambito aeronautico di un missile antiaereo che esplodeva automaticamente in prossimità del l'obiettivo, non solo quando lo colpiva, ma soprattutto quando lo mancava per produrre lo stesso danni al nemico, ma ancora una volta l'Inventor's Council bocciò il progetto. Edy Lamarr avrà una sua personale rivincita nel 1962, quando la tecnica da lei ideata con Antheil sarà adottata dagli Stati Uniti (con il nome di CDMA, Code Division Multiple Access) come sistema di comunicazione a bordo di tutte le navi impegnate nel celeberrimo blocco di Cuba, e ancor di più quando sia lei che Antheil erano morti da tempo, in quanto i loro nomi sono stati inseriti postumi nella National Inventors Hall of fame degli Stati Uniti (2014) e a tutt’oggi le loro ricerche e invenzioni sono alla base di molti sistemi di trasmissioni radio in ambito informatico e di telefonia mobile.
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