giovedì 29 aprile 2021

DIVERSE IPOTESI DI COMPLOTTO

questo è un articolo preso da Giorgio Bianchi e in parte adattato alle mie idee, che d'altronde collimano quasi perfettamente

L'Italia e la Germania stanno per trascinare l'Europa di nuovo verso il baratro dell'autoritarismo. (Uhm.... che l'Italia faccia da battistrada mi sembra improbabile: e' in verità la infamissima UE, ovvero l'Istituzione piu' terrificante mai apparsa nella storia del mondo - altro che Terzo Reich, la UE è l'emanazione del male più grande : il buonismo sinistrorso e ipocrita carnefice di ogni libertà) ad essere responsabile dell'attuale tentativo di dominio del mondo
Le camicie nere sono arrivate ben celate sotto i camici bianchi e i colori arcobaleno, ma tra poco vi accorgerete che l'effetto è lo stesso.
E' stato un processo rapido e indolore, come rapido e indolore sarà l'ultimo passaggio, ovvero la punturina.
Facciamo un piccolo passo indietro per capire come siamo arrivati senza accorgercene, sull'orlo del baratro. Il primo obiettivo della psicopandemia è stato scongiurare la sicura rielezione di Trump: la campagna stampa che puntava a demonizzare la sua gestione mentre i brogli sono serviti a dare il colpetto finale.
Non a caso, archiviata la questione Trump, è stata subito annunciata l’uscita del farmaco miracoloso e gli USA si sono progressivamente sfilati dalla psicopandemia, passando la palla ai gregari per la seconda parte del piano, ovvero l’imposizione del cosiddetto “Green Pass” in Europa.
Liberati dall’onere di guidare la narrazione psicopandemica, gli USA si sono potuti concentrare sulle operazioni militari in Ucraina e sulla correlata reductio ad Hitlerum di Putin.
La volata finale per ottenere l’anschluss definitiva dell’Europa, è stata a questo punto lasciata nelle sapienti mani di Inghilterra e Israele, (qui mi sento di dissentire) due paesi legati ai Cinque Occhi (Five Eyes in inglese, acronimo: FVEY) (ecco diciamo che a questa versione del complotto io non ho mai dato adito , sopratutto quando in Usa c'era Trump) :
sarebbe comunque un'alleanza di intelligence che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti. Questi paesi fanno parte dell'accordo UKUSA, un trattato di cooperazione congiunta in materia di intelligence dei segnali. Le origini dei Cinque Occhi possono essere fatte risalire al periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, quando la Carta Atlantica fu emessa dagli Alleati per definire i loro obiettivi per un mondo postbellico. Nel corso della guerra fredda, il sistema di sorveglianza ECHELON fu inizialmente sviluppato dai FVEY per monitorare le comunicazioni dell'ex Unione Sovietica e del blocco orientale, sebbene sia ora utilizzato per monitorare le comunicazioni private in tutto il mondo. Nel 2013 fu riportato come la Germania fosse intenzionata ad entrare nell'alleanza dei Cinque Occhi. In quel periodo, diversi membri del Congresso degli Stati Uniti, come Tim Rayan e Charles Dent, fecero pressione affinché la Germania venisse accettata nell'alleanza dei Cinque occhi. Israele Singapore, Corea del Sud e Giappone collaborano con i Cinque Occhi.
Se fate caso ai nomi, tutti i paesi appartenenti ai Cinque Occhi hanno avuto un ruolo in una ben precisa fase della psicopandemia (la Corea del Sud per esempio ha lanciato il pezzo forte della narrazione, ovvero il tampone).
La Germania inizialmente ha tentato di resistere contando i decessi “alla russa”. Probabilmente si deve proprio alla Merkel il primo pallido tentativo di campagna di minimizzazione (ricordate Burioni da Fazio? La Capua prima maniera). Ma ben presto la linea “anglosassone” ha preso il sopravvento (forte dei servizi dalle terapie Intensive di Formigli, delle proiezioni deliranti di Ferguson e del successo del Veneto guidato da quel Crisanti tornato fresco fresco da Melbourne, l'Australia fa anch'essa parte dei Cinque Occhi, con la sua bella idea dei tamponi a teppeto; lui che nella vita studiava le zanzare, ma aveva contatti con la Bill Gates e con l'Imperial College di Neil Ferguson) e la spirale ha cominciato ad avvitarsi. Bhe debbo dire la tesi è interessante e posso anche discuterne, purtuttavia io la penso assai differente, anzi tutto non ci vedo gli Usa di Trump in tale complotto (quella di Biden e dei democratici ovviamente si) , non ci vedo neppure l'Inghilterra di Johnson che è uscita dalla UE e gli altri Paesi citati da Bianchi non mi paiono poi così rilevanti
Dice ancora Giorgio che da quel momento in poi è storia nota: le bare di Bergamo, i camion militari e un poco alla volta il vero contagio, quello della paura, si è diffuso in tutto il Vecchio Continente. Ora ci troviamo di fronte ad un ennesimo punto di snodo, ovvero l’imposizione del Green Pass. Il concetto chiave è quello della inoculazione. Il farmaco è soltanto il mezzo, ovviamente l’obiettivo è il pezzo di carta, o meglio la tessera con il chip, che certifichi i diritti costituzionali.
Come dovrebbe essere oramai evidente a tutti, il loro scopo primario è quello di gettare una testa di ponte, un concetto base che funga da pietra angolare per le costruzioni dialettiche e normative successive. Anche in questo caso, come è avvenuto per il tampone e per il coprifuoco, l’importante è far passare il concetto, aprire la cosiddetta finestra di Overton. Tanto, nell'epoca dell'informazione frenetica e schizofrenica, dopo poco nessuno si ricorderà più come è partita la cosa e chi avesse ragione o torto; l'importante è assumere le pose del proprio gruppo di riferimento per essere accettati e poter andare in giro fieri di essere cittadini modello, moralmente superiori rispetto al popolaccio, con tanto di certificazione. Il sistema si basa sul combinato disposto di punizione e ricompensa, un po' come si fa con i topi da laboratorio. Nel nostro caso la ricompensa sarà il bar, il ristorante, l’albergo (non è un caso che la campagna sia partita alle porte dell’estate: vuoi andare in vacanza tranquillo ? Fatti pungere), il cinema, la discoteca, il concerto...La mascherina ancora no, quella è il termometro del consenso, gli serve per tenere i conti ed evitare passi più lunghi della gamba. Quindi appare chiaro che le chiusure sono servite sì a razzolare attività in crisi e ad accentrare ulteriormente il potere, ma anche per sottoporre gli autonomi a waterboarding e fargli accettare l’inaccettabile pur di riaprire. Giunti a questo punto ci troviamo di fronte al bivio finale, il referendum tra la “nuova normalità” e la “vecchia normalità”.
Se la maggior parte di noi accetterà l’inoculazione e il conseguente “social rating”, l’Europa così come l’abbiamo conosciuta finirà. Si partirà con l’Italia che fungerà da apripista un po’come ha fatto Israele in questi giorni; caduta l’Italia, si proseguirà con la propaganda martellante nel resto del Vecchio Continente. I paesi recalcitranti proseguiranno con il waterboading e gli verrà di continuo sventolata sotto il naso la “libertà” e la “salute” italiana. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che chi controlla i numeri controlla la narrazione, pertanto la cometa passerà quando lo decideranno loro; non a caso Inghilterra e Israele hanno iniziato la campagna inoculatoria con l’arrivo della bella stagione, contravvenendo alla regola base che vuole che questo tipo di processi vengano fatti in anticipo rispetto al periodo di picco, non durante la fase discendente. Ma a loro piace vincere facile. Se guardate la curva italiana, in gennaio era in discesa come quella inglese, ma poi è successo qualcosa. Bisognava ritardare la caduta (e nel contempo l'arrivo dei farmaci) per favorire l'inoculazione in Israele e in Inghilterra, in modo tale da poter sbandierare le divergenze macroscopiche sul numero dei decessi e correrarli alle inoculazioni e facilitare l'ottenimento di numeri larghi in Italia, larghi al punto da poter imporre il famigerato "pass".
Rosstat ci dice che in Russia c'è un eccesso di mortalità rispetto alla media degli anni precedenti e che pertanto i dati sui decessi per il virus sono sottostimati, mentre l'ISTAT ci dice che non c'è eccesso di mortalità rispetto alla media degli anni precedenti, pertanto i dati sono sovrastimati (a meno di non dover ipotizzare un incredibile crollo dei decessi per tutte le altre malattie).
In pratica Russia e Italia mentono entrambe, ma per motivi diametralmente opposti. Oggi in Russia si sta tornando ad una situazione pre 2020, mentre in Italia si marcia a rapide falcate verso la cittadinanza condizionata.
In Russia c'è un ottimo farmaco che non si fila nessuno, in Italia inietterebbero anche il cianuro pur di far numero e raggiungere la soglia critica. La Germania nel frattempo sta votando l’esautorazione delle regioni e l’accentramento di potere, pertanto il prossimo governo made in USA a guida verde, avrà la strada spianata per allinearsi all’Italia (la Merkel oramai è uno zombie, un “cadavere” politico ambulante, è stata sconfitta e con lei hanno piegato tutta la nazione). La Francia non sarà un problema, draghi e Macron già vengono soprannominati “Dracon”, sono il nuovo asse del Male in Europa, al quale si spera di aggiungere al più presto la Germania “verde”. L’obiettivo finale a questo punto, neanche troppo celato, è quello di riportare indietro l’orologio della storia di un secolo e riprendere da dove si era cominciato; in pratica le potenze "marittime" puntano di nuovo a scagliare l’Europa contro la Russia. Ma per farlo hanno bisogno del controllo totale sull’economia, sulla politica, ma soprattutto sulle masse. La campagna russofobica e la reductio ad Hitlerum della figura di Putin sono già a buon punto, manca soltanto il taglio definitivo del cordone ombelicale con la Russia (i rapporti diplomatici, commerciali ed energetici) e infine ovviamente il casus belli.I paesi dell'Est, naturalmente refrattari alla narrazione psicopandemica, sono tenuti insieme dalla russofobia congenita e amplificata da decenni di propaganda, pertanto non saranno pressati più di tanto sulla questione del "pass". Probabilmente questo progetto era in un cassetto da tempo e doveva essere realizzato in tempi più lunghi: la mia ipotesi è che sarebbe dovuto partire con la Suina e concludersi entro il 2030., anche se la scarsa diffusione dei social e degli smartphone, impedì alla propaganda di attecchire in profondità (e questo la dice lunga sull'importanza strategica di questi strumenti) e quindi il progetto abortì.
Ma al secondo tentativo non potevano fallire, la posta in gioco era colossale, dato che la loro creatura europea nel frattempo aveva fatto parecchia strada verso Est. Quindi, visto il rischio di una rielezione di Trump, di un probabile rafforzamento dei legami tra l’Europa Occidentale e la stella supermassiva sino-russa (do you remember Aquisgrana) e dell’imminente collasso finanziario dell’Occidente allargato, hanno deciso di fare all-in e di giocarsi la carta della psicopandemia. Hanno preparato per benino il terreno in questi dieci anni facendo tesoro degli errori del passato; hanno fatto le prove generali in ottobre con l'evento 2o1, si sono visti a Davos in Gennaio per il via libera definitivo e sono partiti. Le varie previsioni di scenario sono state scelte o riadattate in corsa in base alle reazioni sui social, di volta in volta analizzate in tempo reale. Il non aver incontrato la minima resistenza nel ventre molle e di essere avanzati come una lama calda nel burro, ha fatto sì che prendessero sempre maggiore sicurezza e quindi hanno accelerato. In Italia, con una manovra di palazzo guidata dal loro uomo all'Avana Renzi, sono riusciti addirittura in un colpo solo ad hackerare palazzo Chigi (con il Parlamento di fatto esautorato, passa tutto da lì) e a sdoganare i militari (i camion militari con le bare di Bergamo venivano proprio dal comando del generale Figliuolo). L’ultima possibilità che ci resta a questo punto è quella di vincere il referendum sull’inoculazione: il sì equivarrebbe alla fine delle garanzie costituzionali e dell’Europa così come l’abbiamo finora conosciuta; il “no” ci consentirebbe di prendere un po’ di tempo e magari di strutturare una forma di resistenza coordinata. Oramai è tutto evidente, è tutto alla luce del sole. Le previsioni che un anno fa erano state bollate come delirio complottista, oggi sono sul tavolo pronte per la ratifica; non solo, sono addirittura ritenute cosa buona e giusta. I campi container sono un fantasma che aleggia sulle nostre teste. Anche qui, ipotesi delirante o rischio concreto?Ho il sospetto che quando lo scopriremo sarà troppo tardi, come è avvenuto con tutto il resto.
Eppure lo vedi, con Giorgio Bianchi sono alquanto d'accordo sugli effetti della menzogna, sopratutto di paura e quasi totale asservimento delle masse, ma io, al vertice della distopia, più che singole nazioni ci vedo una sorta di sovrastato completamente asservito alle lobbies farmaceutiche (la UE è il candidato ideale per tale ruolo) ed anche di intelligenza artificiale (computer, social, digitale terrestre, byt e Bite , in sostanza robotizzazione esasperata dell'umanità, una tendenza già insita nella prima Rivoluzione Industriale, ovvero 250 anni fa)
Se ne evince quindi che anche tra di noi persone più intelligenti, ancora atte ad usare la ragione e sopratutto non irretite dalla paura, non c'è una singola ipotesi di complotto, ma molteplici: c'è chi crede agli illuminati, chi ai 5 occhi, chi ai rettiliani, chi alle lobbies farmaceutiche e digitali (come me). insomma il famoso Dottor No della Spectre dei films di James Bond, e' sempre un attore diverso

domenica 11 aprile 2021

IL Great Reset e il Papa

ECCO CHE MI QUASI COPIO UN ARTICOLO CHE MI HA INTRIGATO DI  QUESTO GIORNALISTA ANDREA CIONCI  QUI SU QUESTO MIO BLOG  RIADATTANDOLO UN   PO'  AL MIO INTENDIMENTO . Viene difatti affrontato il tema della religione e di questo papa Bergoglio, in relazione a tutta questa distopia che è francamente un tema che finora avevo piuttosto trascurato, dato che notoriamente non mi occupo di religione verso la quale conservo un che di repulsione che ora mi si sta trasferendo alla accezione di scienza (ovviamente una accezione di stampo Popperiano e del suo più famoso allievo e seguace  (George Soros )


ECCOLI : IL GIOVANE GATTO E LA VECCHIA VOLPE
MA daaaaiii !!”. Questa è la risposta di ogni persona razionale, ogni volta che qualcuno tira fuori la parola "Nuovo Ordine Mondiale” o “Big Reset”. Infatti, questi due concetti possiedono delle accezioni terribilmente negative, quasi fantascientifiche, prefigurando scenari apocalittici caratterizzati addirittura dalla dominazione dell’Anticristo. CI SI TROVA IN una “quarta Rivoluzione”, dopo quella Francese (che distrusse l’aristocrazia) , quella Industriale (che eliminò il ceto contadino)  e il ’68 (che eliminò la famiglia) , che sarebbe voluta dall’élite globalista per creare un uomo nuovo, schiavo, perennemente connesso alla rete, senza patria, senza un sesso specifico, senza cultura, senza identità, debole, disarmato, senza etnia, senza tradizioni, un uomo fatto per essere gestito da pochi super potenti apolidi. Per raggiungere l’obiettivo “satanico” del New World Order tramite il Big Reset, bisognerebbe meticciare le nazioni con un’immigrazione forzata, demolire le identità nazionali, distruggere il valore della Patria, propagandare l’omosessualità, demolire la famiglia, bloccare la crescita demografica promuovendo l’aborto, ibridare i sessi con politiche genderiste, privare gli individui delle libertà personali, annullare il ceto medio produttivo, adottare un controllo sanitario sulle popolazioni, limitare l’uso del contante. Il tutto dovrebbe portare a un ulteriore aggravamento delle disuguaglianze e della concentrazione di ricchezza, con un’impennata straordinaria dei redditi dei miliardari e uno scivolamento di milioni di cittadini in tutto il mondo nella fascia di povertà. Orribile, non è vero?  Che fantasia, questi complottistiPoi uno si ferma un attimo a pensare, dà uno sguardo all’attualità e dice: “OPS!  Ma… ma…?”. Per giunta qualche matto sostiene che la pandemia offra l’occasione giusta per accelerare la tabella di marcia di tale progetto sostenendo che sia stato già tutto pianificato. Poi spunta fuori il Forum di Davos, il consesso annuale dove si riuniscono i grandi della terra per decidere su questioni che riguardano la governance mondiale. “Un piano preciso, ufficiale e ben documentato – scrive l’economista bocconiana (redenta precisa)  Ilaria Bifarini nel suo libro “Grande Reset. Dalla pandemia alla nuova normalità?" (2020) denunciando come 

le istituzioni internazionali, organizzazioni non governative e grandi aziende private collaborano apertamente già da tempo, con l’obiettivo condiviso di “migliorare la condizione del mondo”. Milioni di imprese spariranno, molte avranno un futuro incerto. Altri nuovi mercati verranno a crearsi, sulle ceneri dei vecchi che dovranno far posto alla trasformazione. Le restrizioni legate alla gestione della pandemia hanno sdoganato definitivamente pratiche comportamentali che saranno funzionali alla nuova normalità, dallo smartworking alla teledidattica”Poi ci sono dei cattolici che sostengono addirittura che fra i burattinai del progetto vi sia Francesco, che non sarebbe il vero papa, ma un antipapa, per i detrattori più spinti sarebbe addirittura il falso Profeta dell’Apocalisse, una delle due “bestie” che hanno per numero 666. A parte la divertente nota di colore secondo cui, in effetti, secondo l’alfabeto universale ASCII, il nome BERGOGLIO, unico fra quelli dei 100 uomini più importanti del mondo, dà per numero 666 con una probabilità su 14 miliardi,  ciò che stupisce davvero è che Francesco, incurante di queste lugubri vociferazioni sul suo conto, abbia dichiarato a La Stampa, addì 15 marzo 2021: “Sprecheremmo la crisi chiudendoci in noi stessi. Invece, edificando un NUOVO ORDINE MONDIALE basato sulla solidarietà, studiando metodi innovativi per debellare prepotenze, povertà e corruzione, tutti insieme, ognuno per la propria parte, senza delegare e deresponsabilizzarci, potremo risanare le ingiustizie”.  E, come se non bastasse, proprio oggi Il Messaggero titola: “Papa Francesco a Fmi e Banca Mondiale: «Serve BIG RESET delle regole per una nuova governance»”. La vaticanista Franca Giansoldati poi riporta i precisi virgolettati di Bergoglio: «Vi è l'urgente necessità di un piano globale che possa creare nuove istituzioni o rigenerare quelle esistenti, in particolare quelle della governance globale, e contribuire a costruire una nuova rete di relazioni internazionali per far progredire lo sviluppo umano integrale di tutti i popoli».  "Il Grande Reset – spiega Ilaria Bifarini - non è solo un piano di trasformazione socio-economica, ma perfino antropologica. Attraverso la strumentalizzazione della pandemia si sta facendo tabula rasa del nostro modello di vita per sostituirlo con nuove abitudini e comportamenti da parte delle popolazioni, esercitando un potere biopolitico che mira a cambiare l'essenza stessa dell'essere umano. Alla base c'è un'ideologia molto forte, dal carattere di una fede, una religione con una visione escatologica, che predica l'avvento di un mondo nuovo. Soggiogati dal terrorismo sanitario, che fa leva sull'innata paura della morte e su un bombardamento mediatico incessante, gli individui vivono nella paura costante e nella diffidenza verso il prossimo, considerato come potenziale untore da evitare. Per la prima volta nella storia dell'umanità, viene minato il concetto stesso di socialità e solidarietà. La stessa Chiesa rinuncia alla fede e alla preghiera per consegnarsi al culto scientista, predicando il mai comprovato potere terapeutico dell'isolamento e abbandonando alla solitudine i più fragili. Quale surrogato delle relazioni umane, vengono propagandati i rapporti virtuali, a distanza, mediati da uno schermo: il web e l'intelligenza artificiale sono visti come il vitello d'oro da adorare. In un mondo in cui l'economia reale cede il posto a quella virtuale, con la desertificazione del tessuto produttivo e industriale a favore di un pauperismo neocologista e digitale, l'uomo, perso anche il legame con il mondo lavorativo, dovrà fare i conti con un senso di inutilità esistenziale. Sempre più solo e impaurito, troverà rifugio nel rapporto con i robot e le macchine, rendendo realizzabili e plausibili scenari distopici di matrice transumanista, auspicati da diversi fautori del nuovo mondo, che prevedono addirittura l'ibridazione uomo-macchina come conquista dell'umanità, capace di aumentare in modo esponenziale le sue capacità fisiche e cognitive. Bergoglio sembra prestarsi alla nascita di questa nuova religione, incompatibile con i principi cristiani, ma forte del consenso politico, istituzionale e mediatico su scala pressoché universale.  Suoi avversari lo accusano di essere massone e lui che fa? Inserisce un elementale massonico nel messale e inneggia tutti i giorni alla Fratellanza Universale, accettando complimenti da 70 logge massoniche di tutto il mondo - Lo accusano di voler instaurare una nuova religione pagana ed eco-sincretista e lui che fa? Intronizza la Madre Terra andina – quella cui si sacrificano i cuccioli di lama -  in San Pietro.  Allora, ciò che stupisce è questo candore. Omnia munda mundis, (tutto è puro per i puri) e a maggior ragione per un papa, come diceva Fra Cristoforo ? Oppure si tratta della raffinata tecnica di comunicazione da parte di un antipapa ? Purtroppo sulla situazione non c’è chiarezza e quindi siamo costretti ad esaminare entrambe le ipotesi. Nella seconda, Bergoglio potrebbe fare proprie le accuse più terribili che gli rivolgono e riproporle rivestite di uno strato di zucchero: per cui il Nuovo Ordine Mondiale e il Big Reset diventano PROGETTI BENEFICI, “per la pace nel mondo, l’ecologia, la giustizia sociale“ etc. etc. In tal modo, secondo la classica finestra di Overton tali concetti di matrice oscura, verrebbero piano piano sdoganati, assorbiti dalla mentalità comune e addirittura invocati volontariamente dalla gente. La dittatura più forte è quella  dove è lo stesso popolo a chiedere di essere dominato. Chi lo sa? Delle due, l’una, per forza. L’unica verifica che potrà far scegliere per l’una o l’altra ipotesi sarà un SINODO dei vescovi (quelli nominati prima del 2013) che stabilisca definitivamente se papa Benedetto XVI si è davvero dimesso oppure no. Se Ratzinger si è legalmente dimesso, allora i cattolici stiano tranquilli. Francesco è il vero papa e, certamente, lui vede più lontano di loro. Se Benedetto XVI non si è dimesso legalmente, Bergoglio sarebbe de facto un antipapa e questo spiegherebbe molte altre cose. E allora dovremmo preoccuparci TUTTI, non solo i cattolici.

giovedì 1 aprile 2021

LA SINISTRA COME BERSAGLIO di MANIPOLAZIONE

 

IL meccanismo manipolatorio agisce alla grande sulla "sinistra" sostituendo nell'immaginario più o meno popolare
quello che un tempo era prerogativa del Dio. Ho qui ripreso un articolo dall'amico di FB Giorgio Bianchi che ha tratto da un blog "Il Pedante" dove a dire il vero ci si appunta sull'istruzione che sarebbe il veicolo preferenziato della manipolazione, cosa che in effetti condivido, ma fino ad un certo punto , in quanto io faccio un distinguo quando l'istruzione si sposa alla sinistra ed in genere a quel buonismo intellettuale che caratterizza tale mentalità, e che informa quella che generalmente viene etichettata come faziosità . Da un lato la manipolazione mediatica isola una o più caratteristiche di larga diffusione - l'istruzione superiore, la residenza in un'area metropolitana, la gioventù - e le trasforma in distintivi di appartenenza a una élite sedicente virtuosa in seno alla comunità di riferimento, dall'altro crea un'aspettativa positiva associando queste caratteristiche a preferenze politiche presentate in termini altrettanto positivi- l'internazionalismo, l'europeismo, il politicamente corretto, generando così nei destinatari un obbligo morale ad aderirvi, per certificare la propria appartenenza alla schiera dei migliori. Il fenomeno, noto agli psicologi sociali come Effetto Rosenthal o Effetto Pigmalione, descrive la possibilità di indurre i comportamenti e/o le qualità di un soggetto rendendogliene manifesta l'aspettativa da parte di un'autorità o di una guida riconosciuta. Se i giornali scrivono che i cittadini più istruiti votano progressista perché sono saggi, questi ultimi tenderanno ad avverare la profezia votando progressista, sì da essere degni di annoverarsi tra i saggi. Collateralmente anche i meno istruiti, purché esposti alla narrazione, orienteranno le proprie opinioni verso il medesimo standard per assimilarsi ai migliori. In questo modo la descrizione mediatica diventa norma coattiva, avverando se stessa.
In un altro articolo di questo blog si è visto come il principale movente politico della vasta e longeva categoria dei moderati non risieda nell'interesse o negli ideali, ma piuttosto in un desiderio di celebrare la propria superiorità aderendo agli standard etico-politici di volta in volta fabbricati e magnificati dagli organi di stampa, cioè dal potere in carica. Si è anche visto come la coltivazione di exempla negativi da cui distinguersi - gli estremisti, i razzisti, i fascisti, i terroristi, gli indifferenti, la pancia degli elettori ecc. - sia strettamente funzionale all'allestimento letterario di quegli standard buonisti e alla loro imposizione: il terrore di finire dietro la lavagna con il cappello dell'infamia spinge i gregari a suffragare qualsiasi atto, anche il più atroce. È il terrore atavico dell'esclusione dal branco, la cui urgenza irrazionale diventa strumento di propaganda e di sottomissione in quanto prevale sugli interessi dei singoli, anche i più legittimi, e li annulla nell'imperativo di un presunto bene spersonalizzato e comune - cioè del personalissimo bene di chi detta le trame ai giornali.
Ai mezzi di informazione spetta il compito di alimentare questa aggregazione autocelebrativa coltivando simboli, mode, antagonismi e dibattiti che, per aggredire i gangli prerazionali del target, devono affondare la loro suggestione negli archetipi più radicati e ancestrali. Limitandoci al caso qui analizzato, la dialettica centro-periferia allude, sotto l'apparenza asettica del dato demografico, alla connotazione morale e intellettuale dell'urbanitas latina in quanto eleganza di modi e di eloquio e "tacita erudizione acquisita conversando con le persone colte" (Quintiliano, Inst. orat. VI III 17), da contrapporre alla grezza rusticitas. Se città e civiltà condividono il medesimo etimo (civitas), la villa (cascina, podere e, per sineddoche, la campagna tutta) partorisce non solo il villico, ma anche il villano e l'inglese villain, cioè l'antagonista, il malvagio, l'irredimibile cattivo delle fiabe. In quanto all'istruzione, il suo riflesso positivo e condizionato ha una radice quantomeno duplice. Da un lato rimanda anch'essa alla celebrazione classica dell'erudizione e, per successiva approssimazione e sovrapposizione semantica, alla sapientia della pneumatologia cristiana che in origine identifica discernimento e saggezza. Che i dotti debbano avocare a sé la guida delle cose pubbliche era già in Platone, là dove contrapponeva alla democrazia ateniese la sofocrazia, il governo dei filosofi e dei sapienti. Dall'altro, l'attenzione al grado di istruzione innesca un automatismo pedagogico che rispecchia l'infantilismo coltivato dai media e dove la qualità degli individui è misurata in termini di diligenza e non di intelligenza. Sicché lo studente/cittadino meritevole è quello che ascolta la maestra, passa gli esami e consegue il titolo di studio, così come il politico buono è quello onesto che si attiene alle regole senza metterle in discussione, il lettore buono è quello che ripete tutto ciò che legge sui giornali e il popolo buono è quello che fa i compiti a casa di merkeliana memoria, senza interrogarsi sulla bontà del progetto politico sotteso. Il successo di questa articolata "captatio benevolentiae"è tale da suscitare non solo l'autocompiacimento dei suoi destinatari - sì da renderli argilla nelle mani del manovratore di turno - ma anche un odio acerrimo verso chi non si conforma allo schema. I moderati, nonostante rappresentino di norma la maggioranza dell'elettorato (diversamente il potere non se ne curerebbe), amano immaginarsi come uno sparuto manipolo chiamato a difendere la fiamma della civiltà dai barbari. La loro forza sta nella paura, e la paura genera odio. Sicché, nei rari casi in cui la realtà non si conforma alle loro aspettative, si scagliano contro chiunque ardisca trasgredire il catechismo impartito dai loro giornali. Il subumano va arginato e interdetto per il bene di tutti e in deroga a tutto. Resta l'effetto: quello di rendere dicibile l'indicibile - la revoca del suffragio universale - e di gettarne il tarlo nelle teste dei lettori, così da prepararli ad applaudirne l'avvento e illuderli che, quando ciò accadrà, loro non ne saranno colpiti trovandosi al sicuro sulla sponda dei migliori. Insomma è sputato quello che sta accadendo oggi con questa farsa della pandemia, di un terrificante , anzi flagellante (per usare un termine assai caro alla stampa di regime) contagio, che in realtà ha quasi realizzato il sogno indistruttibile della medicina allopatica e della farmacologia "di fare di ogni sano un malato" tirando fuori dal cappello di illusionista i termini del nuovo "crugifice" Negazionista, complottista, No vax, no mask. Avendo chiarito che le temibili decisioni della massa ignorante non sono altro che le decisioni sgradite alla massa degli opinionisti e dei loro lettori, non è del tutto ozioso chiedersi se esista davvero, e in che misura, una correlazione tra l'istruzione/informazione degli elettori e la qualità della loro partecipazione politica. Nel mischione semantico postmoderno, "scientia" (conoscenza) e "sapientia" (saggezza) convergono nell'accezione burocratica del sapere certificato dai titoli di studio, sicché la sofocrazia platonica - il governo dei saggi - diventa il governo dei laureati e, a fortiori, di coloro che formano i laureati, cioè dei professori, attestati da non meglio precisati titoli se non quelli di un asservimento da mercimonio al sistema . Essa diventa quindi tecnocrazia, l'esito ossessivo della contemporaneità politica in cui l'equivoco di una seduzione antica si coniuga con l'ulteriore equivoco di una competenza che si vorrebbe rivolta agli strumenti - il diritto pubblico, i regolamenti di settore, le norme contabili ecc. - e non ai fini del governo comune. Se gli strumenti nascono al servizio dei fini, escludere dalla determinazione dei fini coloro che non conoscono gli strumenti è un modo intellettualmente puerile per avocare a sé le decisioni, nel proprio interesse. Per lo stesso risibile principio, chi non ha studiato l'armonia tonale non potrebbe esprimere preferenze musicali, chi non conosce l'aerodinamica non potrebbe decidere su quale volo imbarcarsi e a chi ignora la geologia degli idrocarburi andrebbe vietato di impostare il termostato di casa. L'aristocrazia del passato, più onesta, spregiava il vile meccanico anteponendogli l'erudizione e il lignaggio. Quella odierna lo glorifica per dare una parvenza di asettica meritocrazia ai propri capricci. Si riporta un'interessante ricerca della professoressa Penny Lewis sulla ricezione della guerra di Vietnam presso il pubblico americano di quindi più di mezzo secolo fa " in generale, i settori più istruiti del pubblico hanno sostenuto più di tutti il prolungamento dell'impegno militare americano [in Vietnam]. Nel febbraio del 1970, ad esempio, Gallup sottoponeva al campione il seguente quesito: "Alcuni senatori sostengono che dovremmo ritirare immediatamente le nostre truppe dal Vietnam: siete d'accordo?". Tra coloro che fornirono una risposta, si espressero in favore del ritiro immediato oltre la metà degli adulti in possesso di licenza elementare, circa il 40% dei diplomati e solo il 30% di coloro che avevano frequentato un'università. Non si trattava di un'anomalia statistica. Nel maggio del 1971 il 66% dei rispondenti laureati riteneva che la guerra fosse stata un errore, a fronte del 75% dei diplomati. In generale, un'attenta lettura dei dati dimostra che nella maggior parte delle questioni riguardanti la guerra, la più forte opposizione al coinvolgimento americano in Vietnam provenne dalla parte meno istruita della popolazione. " Tornando al nostro Paese : poiché raramente i programmi di storia dei licei si spingono oltre il Fascismo, ci piace ricordare anche ai più istruiti che cosa fu la guerra in Vientam: una lunga, inutile e sterminata carneficina, la più grande dopo la seconda guerra mondiale, con oltre 5 milioni di morti di cui quasi 4 civili, dieci nazioni coinvolte, rappresaglie, stupri, torture e milioni di sopravvissuti traumatizzati a vita. Ma essa fu anche la più grande sconfitta politica e militare degli Stati Uniti, che in quell'avventura persero oltre 160 miliardi di dollari e quasi 50.000 uomini senza ottenere nulla, se non la vergogna di un attacco infame e di una disfatta su tutti i fronti. Inaugurata con il pretesto evergreen di proteggere un gruppuscolo esotico dai cattivoni di turno (allora erano i comunisti, oggi frequenterebbero una moschea) e degenerata nella penosa illusione di "rendere credibile la potenza" americana (cit. JFK), la guerra in Vietnam durò vent'anni. E in quei vent'anni l'opinione pubblica americana ne conobbe le atrocità leggendo i reportage, seguendo i documentari e ascoltando le testimonianze dei rimpatriati. Con il passare degli anni anche la prospettiva di un esito favorevole del conflitto appariva sempre più remota, sicché sostenere l'impegno militare dopo 15 anni di inutili stragi non era da ignoranti, ma da stupidi. E i più stupidi erano proprio i meno ignoranti. Più avanti, nello stesso libro, si riporta la conclusione di uno studio condotto dal prof. Richard Hamilton nel 1968, secondo il quale: " ... la preferenza per le alternative politiche più "dure" si riscontra con maggior frequenza tra i seguenti gruppi sociali: i più istruiti, coloro che occupano posizioni di prestigio, le categorie ad alto reddito, i giovani e le persone che prestano molta attenzione ai giornali e alle riviste. La testimonianza è di sorprendente attualità. Non solo perché le categorie sociali citate - gli istruiti, i prestigiosi, i benestanti, i giovani, prevalenti tra i falchi politicamente miopi di allora - sono esattamente le stesse in cui la stampa di oggi pretende invece di celebrare l'elettorato più lungimirante, ma soprattutto per la chiave di lettura che si anticipa nella chiusa. Queste persone non sono semplicemente informate, ma "prestano molta attenzione ai giornali e alle riviste". La ricerca di Hamilton evidenzia una correlazione tra quegli status sociali e una maggiore inclinazione a lasciarsi orientare dall'informazione stampata, cioè dalla propaganda. Elidendo i termini centrali, le retoriche degli opinionisti moderni si potrebbero allora ritradurre e semplificare così: l'elettore buono è quello che fa ciò che gli dicono i giornali. A prescindere dalla condizione sociale, che è strettamente funzionale a fabbricare nei manipolati l'illusione della propria superiorità e indipendenza (se in altre circostanze i più obbedienti fossero stati gli incolti, si sarebbe detto che i colti erano inconcludenti, debosciati ecc.). Ma perché i cittadini più istruiti e sopratutto quelli di sinistra sono, mediamente, anche i più esposti alla propaganda? Sul tema una riflessione del sociologo francese Jacques Ellul, dove si sostiene che la moderna propaganda non può funzionare senza "istruzione"
o perlomeno una istruzione "incanalata" servile al sistema, quale alla fin fine dopo secoli di protesta sempre un pò manierata, sempre con un sottofondo di frustrazione e di atavica invidia, la sinistra doveva pervenire, mostrando, come ho scritto in un precedente articolo del blog LeNardullier.blogspot.com, di essere in sostanza l'altra faccia di una stessa medaglia e cioè quella del capitalismo nato dalla Rivoluzione Industriale e del progressivo incalzante consumismo . Ellul ribalta la nozione prevalente secondo cui l'istruzione sarebbe la migliore profilassi contro la propaganda. Al contrario, sostiene che l'istruzione, o comunque ciò che è comunemente designato con questo termine nel mondo moderno, è il prerequisito assoluto della propaganda. Di fatto, il concetto di istruzione è ampiamente sovrapponibile a ciò che definisce "pre-propaganda": il condizionamento delle menti tramite l'immissione di grandi quantità di informazioni tra loro incoerenti, già dispensate per altri fini e presentate come "fatti" e "cultura". Ellul prosegue il ragionamento designando gli intellettuali come la categoria più vulnerabile alla propaganda moderna, per tre motivi: 1) assorbono la più grande quantità di informazioni non verificabili e di seconda mano; 2) sentono il bisogno impellente di esprimere un'opinione su qualsiasi importante questione di attualità, e pertanto soccombono facilmente alle opinioni offerte loro dalla propaganda su informazioni che non sono in grado di comprendere; 3) si considerano in grado di "giudicare per conto proprio". Hanno letteralmente bisogno della propaganda. In termini pedanti, l'istruzione scolastica al netto delle competenze tecniche che impartisce (da cui l'illusione tecnocratica) è il veicolo di trasmissione di un'impalcatura simbolica che riflette e rafforza, in termini necessariamente schematici e riduttivi, gli automatismi ideali della comunità politica di appartenenza. Un ulteriore esempio, tra i tanti, è la permeabilità del pubblico al discorso pseudoscientifico, che veicola messaggi privi di fondamento scientifico ammantandoli del lessico e del contesto - accademico, editoriale, mediatico ecc. - propri della scienza. La seduzione di questa cosmesi è evidentemente tanto più efficace verso coloro che hanno maturato un rispetto acritico e istintivo verso le insegne della scienza e dei suoi luoghi, cioè in chi ne ha più a lungo subito l'autorità nel corso degli studi. Ciò realizza puntualmente l'intuizione di Ellul: l'istruzione è necessaria per affermare l'autorità dei maestri, ma quasi mai sufficiente per verificarne gli insegnamenti. È un caso etimologico che "dotto" e "indottrinato" condividano la stessa radice (dŏcĕo), e così anche "sedotto" ed "educato" (dūco). Non è invece un caso che i cittadini più istruiti, sia per il maggior prestigio sociale di cui mediamente godono, sia per l'impalcatura simbolica dispensatagli dalla scuola, sia per un risibile e mal dissimulato orgoglio di classe, siano i bersagli non solo preferiti dalla propaganda, ma anche i più facili.
Non è difatti un caso che proprio gli intellettuali siano sempre stata la classe sociale più pronta ad accettare i dettami delle più feroci dittature, gli intellettuali ed anche gli artisti e oggi più che mai, la pressocchè quasi totalità degli operatori dello spettacolo e della comunicazione ( attori, scrittori, giornalisti , etc.) inverando in pieno la tematica del famoso libro del figlio di Thomas Mann : Klaus, con il suo romanzo Mephisto

I MOSTRI DEL SONNO E DELLA INCERTEZZA

Non amo neppure un po' una figura come Gramsci : rigido, stizzoso come il suo conterraneo e successore nel PCI  Enrico Berlinguer , eppu...